Voci a confronto

“Israele colpisce in territorio egiziano con un drone”; questo è il titolo pubblicato sul Foglio di oggi a presentazione di un articolo di Davide Raineri nel quale non si esprime affatto questa “certezza”, tra l’altro neppure sfiorata da una trasmissione della CNN che Raineri cita. Molte potrebbero essere le cause della morte di questo terrorista, coinvolto nella recente uccisione di 16 poliziotti egiziani e, giusto un anno fa, nell’assalto terrorista ad Eilat che causò la morte di sette israeliani. Desidero sottolineare, ancora una volta, come proprio simili affermazioni perentorie, e magari lontanissime dalla realtà, contribuiscono a creare, in Europa, la situazione pesante che è sotto gli occhi di tutti.
Tutti i giornali dedicano articoli alla sentenza del tribunale di Haifa che ha assolto lo Stato israeliano da qualsiasi responsabilità per la morte della “pacifista” americana Rachel Corrie; in particolare, su Avvenire si legge che adesso “Israele si guarda allo specchio”, ma non si scrive che, se c’è un paese abituato da sempre a guardarsi allo specchio, questo è proprio Israele. Se poi, nello stesso articolo, si ritorna, senza ragione alcuna, sull’episodio del ragazzino arabo aggredito la settimana scorsa da coetanei ebrei (forse tutti già identificati, notizia omessa nell’articolo ndr) scrivendo che “nessuno ha mosso un dito” (notizia già dimostrata dal sottoscritto falsa nella rassegna di mercoledì scorso), si ha un secondo esempio di come con certe parole si vuole creare quella situazione pesante della quale parlavo poche righe più sopra. Commentando questa sentenza Michele Giorgio, sul manifesto, ricorre alle parole “crimini di guerra”, e Umberto De Giovannangeli, su l’Unità, non è meno severo.
Rolla Scolari dedica un articolo pubblicato sul Giornale all’invio, nei giorni scorsi, da parte di Netanyahu, di una delegazione presso l’anziano rabbino Ovadia Yosef; già nel passato, in momenti cruciali per il paese, vollero conoscere il suo parere, tra gli altri, uomini come Rabin (prima degli accordi di Oslo) e Sharon (prima del ritiro da Gaza).
In questi giorni si riuniscono, a Teheran, monarchi, capi di stato e di governo di 130 paesi, alla presenza, per il sottoscritto vergognosa, del Segretario dell’ONU Ban Ki-moon che forse dovrà/potrà nuovamente cenare, tra gli altri, proprio col dittatore Al Bashir, ricercato dal tribunale internazionale dell’Aja; è un ‘ennesima dimostrazione di quanto in basso è sceso questo consesso internazionale. Pochi quotidiani dedicano attenzione a questo convegno che si tiene a Teheran, e Cecilia Zecchinelli, sul Corriere, è una lodevole eccezione. I lettori del quotidiano milanese potranno così leggere che la colomba, simbolo di pace, è stata scelta come logo, e che bambini offrono fiori ai delegati. Tutto questo avviene sotto lo sguardo di Ban Ki-moon che dovrebbe condannare i crimini dei mullah contro la pace nel mondo e contro i bambini iraniani (oggi magari condannati a morte, ieri utilizzati per far esplodere le mine davanti ai tank nella guerra contro l’Irak).
Tutti i quotidiani, al contrario, raccolgono la notizia che il tribunale di Nanterre, vicino a Parigi, ha deciso di riaprire l’inchiesta sulla morte di Arafat, e forse ne farà riesumare la salma. Ne parlano, tra gli altri, Elisabetta Rosaspina sul Corriere e, all’estero, il Financial Times.
Invece solo Tiziana Barrucci, su Europa, parla della visita di Morsi a Pechino, preceduto da una ampia delegazione di uomini d’affari egiziani; lo scopo della visita non è solo discutere della situazione della Siria, ma soprattutto mettere a punto una cooperazione economica, e sembra quindi dimostrarsi, una volta di più, quanto la politica di Obama stia riducendo il peso degli USA in Medio Oriente. E nulla avverrà nell’incontro del 27 settembre tra lo stesso Obama e Netanyahu, come scrive Pio Pompa sul Foglio; oramai i paesi occidentali, ed i loro alleati turchi e sauditi, hanno compreso che l’Iran avrà la sua bomba che darà il via ad una progressiva nuclearizzazione dell’area. Nel suo articolo Pompa scrive anche che nell’attentato che pochi giorni or sono uccise gli uomini più vicini ad Assad, avrebbe dovuto morire lo stesso rais, salvato all’ultimo istante da una telefonata. Ben diverso il contenuto dell’articolo di Robert Fisk che, per il Fatto Quotidiano, intervista al ministero degli esteri di Damasco uno degli uomini più vicini ad Assad; i lettori potranno leggere che dietro le violenze in Siria stanno gli USA che operano tramite i loro alleati turchi e sauditi. E per Selim Sezer sul manifesto la penetrazione dell’imperialismo, in particolare in Siria, cerca di rendere permanenti le divisioni etniche, religiose e settarie.
Sullo stesso quotidiano Marco Politi riprende le polemiche sollevate da Yedioth Ahronoth per la nomina di mons. Giuseppe Lazzarotto a nunzio in Israele. L’articolo ricorda le gravi responsabilità del nunzio quando rappresentava il Vaticano in Irlanda e rifiutò qualsiasi collaborazione all’inchiesta sui preti pedofili, preti responsabili di crimini che durarono lunghi anni, nonostante tentativi di uomini coraggiosi di parlarne in Vaticano.
Di grande interesse è l’articolo scritto da Richard Guédon per Le Monde, e ne raccomando la lettura a tutti coloro che sono interessati al problema della circoncisione che sta scuotendo l’Europa.
Infine, sulla scia del bel pezzo di Rossella Tercatin apparso ieri su queste colonne, Natale Maria Serena sul Corriere, ed ancor più Richard Newbury sul Foglio raccontano la vita del dr Guttmann ed il progresso scientifico che egli promosse nel mondo della medicina; egli fu un ebreo tedesco che, dopo aver salvato, dando prova di infinito coraggio, tanti correligionari braccati dai nazisti, alla fine si decise a riparare in Inghilterra dove insegnò a curare i portatori di gravi handicap fino a far disputare le prime gare tra di loro, in concomitanza con le olimpiadi di Londra del ’48; a Roma ’60 si tennero le prime para-olimpiadi che proprio oggi si inaugurano nuovamente, a Londra. Il dr Guttmann è un altro grande personaggio ebreo al quale il mondo tutto deve moltissimo.
Emanuel Segre Amar