Inter-Vaslui e la corte chassidica tornata a vivere

Noi italiani, si sa, nel calcio vediamo molto più di una semplice competizione sportiva. A dispetto degli scandali che sconvolgono periodicamente il mondo del pallone, le partite della squadra del cuore rimangono un concentrato di emozione e suggestioni.
Questa irrazionalità volontariamente provocata mi contagia appieno quando si tratta della mia pazza Inter. La favolosa intesa Snejder-Milito-Cassano contro il Pescara nella prima di campionato è stata già capace di accendere il sogno di una stagione di trionfi. Eppure stasera, nella sfida tra Inter e la squadra rumena del Vaslui, valido per la qualificazione alla fase a gironi dell’Europa League, in qualche modo le sublimi geometrie dell’attacco nerazzurro non sono al centro delle mie riflessioni. Perché nella città di Vaslui affonda un pezzo della storia della mia famiglia.
Vaslui, situata nella regione della Moldavia rumena a Est del paese, nel 1899 registrava una presenza ebraica che contava per quasi il 40 per cento dell’intera popolazione. In città vivevano anche gli ebrei chassidim della corte di Vaslui, arrivata dalla Galizia a metà del XIX secolo. La storia di Vaslui non si differenzia molto da quella di tanti altri luoghi della Romania e dell’Europa dell’Est. I pogrom e la Shoah decimarono la popolazione ebraica. Chi sopravvisse lasciò il paese, nella maggior parte dei casi alla volta di Israele.
Come fece, nel 1950, il rebbe chassidico di Vaslui Chaim Dov Halperin. Reb Chaim Dov morì pochi anni dopo essere giunto nello Stato ebraico e affidò al figlio Avrahom Shimshon Shalom, suo successore, una missione: dare vita a una sinagoga chassidica nel cuore della Tel Aviv laica e mondana. E qui sta il grande lieto fine della corte chassidica di Vaslui. Perché quella sinagoga, a dispetto di chi sostiene l’impossibilità della convivenza tra i haredi e il resto della popolazione israeliana, vive e prospera in rehov Ben Yeuda, attirando un pubblico di frequentatori variegato.
In questa sinagoga ho partecipato alla tradizionale festa di Simchat Torah che in Israele anima le strade all’uscita della festa solenne (in questo modo è possibile organizzare parate e concerti utilizzando automobili e strumenti elettronici). Un’emozione molto grande perché la storia della corte di Vaslui è legata a filo doppio a quella della corte di Pashkane, il gruppo chassidico di cui facevano parte i miei antenati, laggiù in Romania, prima che le sofferenze patite durante la Seconda Guerra Mondiale e la persecuzione del regime comunista non costringessero i miei nonni Meirchaim e Rachel a lasciare il paese con mio padre bambino. Destinazione: Milano. Dove lui si appassionò ai colori nerazzurri (passione che ovviamente ha trasmesso a me e mio fratello).
Il precedente rebbe di Pashkane Moshe Yehuda Leib Friedman, che fu il sandak di mio padre (colui che tiene in braccio il bambino durante la milah), è ancora oggi protagonista di tanti racconti familiari. Avraham Shimshon Shalom Halpern di Vaslui ha sposato la sorella della cognata del Pashkane rebbe, in un intreccio di parentele da sempre frequente tra le corti chassidiche (anche il nonno di reb Halpern aveva sposato la sorella del rebbe di Pashkane).
E chissà che ai nerazzurri non capiti di volare proprio a Tel Aviv durante la loro avventura europea, se Inter e Hapoel Tel Aviv stasera confermeranno i risultati del turno di andata e si ritroveranno a disputare entrambe la fase a gironi.
I tantissimi israeliani appassionati di calcio sicuramente apprezzerebbero. Molto più che eventualmente ospitare il Vaslui.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked