Qui Roma – Il ritorno a casa di Asif
Asif Asaf è tornato nella ‘sua’ città. Indimenticato shaliach del Bene Akiva, educatore di una generazione di ebrei romani che ha fatto strada nelle istituzioni comunitarie, ad accoglierlo al centro sociale di via Venuti, per una serata segnata da grandi emozioni e sorprese, i suoi vecchi chanichim di un tempo. Visibilmente commosso, Asif ha rinverdito ricordi mai sopiti, frammenti più o meno leggeri di una stagione partecipativa molto intensa per la realtà ebraica capitolina. Ma si è anche soffermato su alcuni aspetti più intimi della sua vicenda personale: l’amputazione di un arto in seguito allo scoppio di una mina egiziana nel Canale di Suez, l’attentato orchestrato da un suo dipendente palestinese non arrivato a conclusione per una serie incredibile di circostanze, la lunga permanenza nel campo di Gush Katif a Gaza (dove aveva aperto un’attività commerciale agricola di successo) prima dello smantellamento del nucleo abitativo a seguito della storica decisione presa in questo senso dall’allora premier Ariel Sharon. Non poche quindi le difficoltà e le insidie affrontate ma da queste Asif è sempre riuscito a rialzarsi grazie a una determinazione e a un coraggio fuori dal comune. “Perdersi nelle recriminazioni e nei rimpianti non è costruttivo, nella vita – ha spiegato ai suoi ex allievi – bisogna sempre guardare al futuro con ottimismo. Unire pratica e teoria, lavorare con e per gli altri, andare avanti. Ma sono certo che queste cose le sapete bene, i risultati li ho avuti sotto i miei occhi in questi giorni romani. La Comunità è cambiata molto e in bene, sono davvero felice per voi”.
Asif risiede da alcuni anni a Ganei Tal, insediamento nei pressi di Ashdod dove vive con la moglie e con le altre 65 famiglie che hanno lasciato Gush Katif e che è stato singolarmente costruito grazie a una raccolta fondi del Keren Kayemeth LeIsrael Italia. Una coincidenza ricordata con commozione, così come commovente è stato l’abbraccio con ciascuno dei suoi ragazzi prima di un ‘lehitrahot’, un arrivederci, pronunciato con la consapevolezza di non essere mai andato via.
(Nell’immagine Asif Asaf, al centro, con il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il leader dell’Irgun Olè Italia Vito Anav)
a.s – twitter @asmulevichmoked