Auslander il provocatore e i temi difficili
Che non sarebbe stato un appuntamento banale lo si poteva facilmente prevedere. Ma Shalom Auslander è andato addirittura oltre le aspettative regalando al folto pubblico accorso al Portico d’Ottavia per la seconda giornata del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica di Roma una performance scomoda, fuori dall’ordinario, a tratti difficilmente gestibile. D’altronde la provocazione fa parte del bagaglio letterario di questo autore newyorkese, arrivato al successo con Il lamento del prepuzio e oggi nuovamente nelle librerie italiane con Prove per un incendio (ed. Guanda), scritto in cui affronta l’argomento della Shoah tratteggiando con potenti dosi di umorismo nero l’incontro immaginario in soffitta con un’anziana Anna Frank, situazione paradossale da cui scaturisce una narrazione in cui l’assurdo diventa l’arma più potente per parlare persino dell’indicibile. “Sono un dissenziente, ecco una delle cose che mi caratterizza come ebreo”, spiegava ieri Auslander al Palazzo della Cultura motivando il suo personale approccio al tema dell’identità, a Israele e alla pagina oscura delle persecuzione. Tra il pubblico c’è stato chi non ha gradito ma dallo scrittore, sul palco assieme a Shulim Vogelmann e ad Eva Ruth Palmieri nelle vesti di traduttrice, è arrivato inequivocabile l’invito a leggere le sue opere, a comprendere il loro reale significato e valore – anche allegorico, prima di avanzare critiche basate solo sul sentito dire.
Oggi il Festival riprende con due appuntamenti molto attesi, entrambi in programma al Palazzo della Cultura. Alle 19 Charlie Rosen parlerà di ebraismo e sport introducendo, assieme a Valerio Bianchini e rav Moshe Hacmun, il suo Gli All Stars di Mosè (ed. 66thand2nd ), mentre alle 20.30 Elena Loewenthal incontrerà il grande scrittore israeliano Yoram Kaniuk, di cui Giuntina ha da poco tradotto in italiano l’opera più celebre, 1948.
a.s – twitter@asmulevichmoked