Zerotondo

Ve la ricordate Treviso, una delle città più ricche e razziste d’Italia? Possiamo dimenticarci le bravate del suo ex-sindaco Giancarlo Gentilini, celebre per creatività in tema di ordinanze xenofobe e discriminatorie? Ebbene, forse sarebbe il caso di rivedere un po’ le nostre opinioni (un’impressione che ho ricavato anche grazie a un soggiorno recente).
Leggo infatti sul Corriere della Sera di oggi che un’azienda del trevigiano, l’Astoria Vini di Paolo e Giorgio Polegato, sta per lanciare sul mercato “Zerotondo”, un prodotto tecnologicamente avanzato ricavato da mosto non fermentato. In pratica un vino analcoolico. Perché un’impresa che fonda la sua fortuna sul Prosecco e sul Valdobbiadene si inventa una cosa del genere? Molto semplice: l’idea è quella di varare una bevanda simile allo spumante ma halal, cioè permessa dalle norme alimentari islamiche. Un modo per aprirsi nuovi mercati, a partire da Malesia, Ghana e Nigeria. Mi pare, inoltre, interessante che la trovata sia sbocciata nel corso di una degustazione multietnica organizzata insieme alla comunità araba di Treviso. Non proprio un sintomo di esclusione e separazione tra autoctoni e immigrati. Un’occasione come ce ne sono tante – e spesso sono eventi melensi e abborracciati – dall’esito imprevedibile e probabilmente assai fecondo. Insomma, alla faccia della teoria, sia quella di stampo solidaristico sia quella di stampo xenofobo, l’integrazione cammina sulle sue gambe e sul dinamismo messo in moto dalla crisi. In quella fabbrica, di sicuro già cospicuamente abitata da operai stranieri, sarà più difficile essere razzisti, sapendo che parte del proprio stipendio proviene da paesi musulmani, e che la collaborazione con la comunità islamica è fondamentale per mandare avanti il businness. Solo un po’ più difficile.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi