Shanà Tovà…
Siamo vicini alla conclusione degli insegnamenti che Moshè, ormai prossimo alla fine, rivolge al popolo ebraico. Gli ammonimenti a rimanere fedeli alla Torà si susseguono con ritmo incalzante. Particolare rilievo ha in queste Parashòth il concetto che all’osservanza delle mitzwòth sia strettamente collegata la benedizione divina, mentre l’allontanamento dalle medesime porterebbe la maledizione. Dopo aver ribadito questo concetto, la Torà afferma che “Le cose occulte sono del Signore D. nostro, e quelle manifeste sono per noi e per i nostri figli per sempre, per fare tutte le parole di questa Torà”. In questo contesto, però, non è chiaro che cosa debba intendersi per occulto e che cosa sia manifesto. I nostri Maestri, nel trattato talmudico di Chullìn, ci vengono incontro insegnando che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ non ha voluto rivelare i motivi e la ricompensa di ogni singola mitzwà affinché noi non si fosse portati a trascurare le mitzwòth di minore portata limitandoci ad osservare quelle portatrici di maggior premio. In realtà – essi osservano – a proposito di due mitzwòth la Torà ci indica la stessa conseguenza positiva (“cosicché tu vivrai e allungherai i tuoi giorni”): si tratta di una mitzwà importante e continuativa, il rispetto dovuto ai genitori, e di una semplice e momentanea, il divieto di sottrarre i pulcini o le uova alla madre in atto di cova. Ciò ci insegna evidentemente che al di là della maggiore o minore difficoltà nella loro osservanza, le due mitzwòth devono essere considerate di uguale importanza e quindi di uguale obbligatorietà. Questo è esattamente ciò che ricorda il versetto della nostra Parashà. Le cose occulte spettanti a D. sono le motivazioni e le ricompense delle singole mitzwòth; solo di due di esse la ricompensa è rivelata e manifesta: una di esse è riferita a “noi”, ossia il divieto relativo agli uccelli, e l’altra “ai nostri figli”, ossia ha a che fare col rapporto tra figli e genitori. Questa ripartizione ha un solo scopo: quello di spingerci a mettere in pratica tutta la Torà, e non solo alcune mitzwòth. L’invito ad osservare la Torà integralmente non deve risuonare solo nella lettura del Séfer di questa settimana: deve essere lo spunto chiave sul quale soffermarci in questi giorni di Teshuvà. Che l’anno che sta per cominciare porti a tutti noi la soddisfazione di vedere crescere il nostro legame con la Torà e con le mitzwòth. Auguri di Shanà tovà a tutti.
Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana