Voci a confronto
Fra un po’ si dirà: si stava meglio quando si stava ancora peggio, scrive oggi Fiamma Nirenstein sul Giornale, discutendo su quanto avviene in questi giorni nel mondo. Barbara Alessandrini su l’Opinione cita Carlo Panella che, già nel 2005, scriveva che per l’Islam l’apostasia, oltre che un peccato, è anche un reato da punire con la morte. Eppure gli ebrei sono regolarmente chiamati “porci e maiali” senza che il mondo reagisca, e nessuno reagisce nemmeno quando al festival di Venezia si proietta una scena di autoerotismo con un crocefisso. Molto opportunamente la Alessandrini ritorna sull’articolo del prof. Eugene Rogan pubblicato sul Corriere di ieri nel quale veniva equiparato l’oltraggio alla religione islamica con il negazionismo; diversa è la libertà di opinione, che è ovunque riconosciuta quando sono di mezzo le religioni cattolica ed ebraica, dalla negazione di fatti storici. “E’ in atto una sfida alla modernità contro la quale si deve reagire; la “Rinascita islamica” è pronta ed è capace di lanciare una sfida mortale e definitiva al mondo occidentale”. Su Italia Oggi Diego Gabutti firma un altro interessante articolo nel quale si legge che l’islamismo, moderna utopia da non confondere, secondo molti, con l’Islam, ed il comunismo, da non confondere con l’idea di progresso e di uguaglianza sociale, sono “le sole dottrine sociali che reclamano la libertà sostanziale senza lasciarsi ingannare da quella formale”. In visita in Egitto il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, come scrive Roberto Fabbri sul Giornale, propone una norma internazionale contro la blasfemia; viene voglia di chiedere al ministro come penserebbe di far applicare una simile norma proprio nei paesi islamici dove ogni giorno ci si esprime, anche ufficialmente, contro le altre religioni monoteiste in maniera violentissima. Alcuni lettori scrivono a Repubblica ed al Giornale due lettere, opposte nelle tesi, ritornando sullla libertà di affermare il loro pensiero rifiutata alle giovani russe di Pussy Riot, condannate a Mosca ma difese in Occidente. Intanto in Francia ci si prepara a nuovi disordini per le vignette che usciranno oggi sul settimanale satirico Charlie Hebdo, che già nel 2006 pubblicò vignette su Maometto che causarono l’ira degli islamici; sbagliato, a parere di chi scrive, che Stefano Montefiori sul Corriere scriva di “colpa di chi produce quei contenuti”.
Subito dopo la visita del papa in Libano, Camille Eid su Avvenire intervista il vescovo maronita Hobeika che afferma che ora bisognerà tradurre sul terreno quanto il papa ha lasciato, ma, come si legge sempre su Avvenire in un articolo di Vittorio E. Parsi, è immediatamente contraddetto da Nasrallah che ha incitato gli sciiti con un linguaggio che dimostra la pericolosa commistione tra politica e religione.
Roberto Zuccolini sul Corriere intervista il ministro Riccardi che si dichiara preoccupato per quanto succede alle porte di casa nostra, nel sud del Mediterraneo, e anche nell’Africa sub-sahariana dove siamo pericolosamente assenti; il ministro afferma pure che i Fratelli Musulmani sperano in una sintesi tra islam e democrazia, concetto questo che andrebbe analizzato molto più a fondo. U.D.G. su l’Unità, dopo aver finalmente riconosciuto che la transizione a un nuovo assetto democratico nei paesi della primavera araba è più complessa e contraddittoria del previsto, nega che si possa parlare di inverno islamista e dimostra di credere ancora in una democrazia che assuma il principio universale di libertà, libertà politica ma soprattutto religiosa. U.D.G. vede in quei paesi rispetto, tolleranza e dialogo, e mi viene voglia di invitarlo ad andarlo a dire alle minoranze di quei paesi (Turchia compresa) sempre più preoccupate per il proprio futuro.
Sollecitato da un lettore ad esprimersi sul terrorismo e sulla frase di Oriana Fallaci: “non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani”, Sergio Romano sul Corriere, dopo aver fatto una assurda carrellata sul terrorismo dai primi del ‘900, deve riconoscere che la nazione (nel senso di nazione singola) araba non esiste; la religione è diventata l’estremo rifugio e “non esistono terapie sicure”. Antonio Golini sul Messaggero appare preoccupato dai numeri che le statistiche ci presentano; si deve esaminare il forte incremento della giovane popolazione mondiale islamica, e questo non potrà non far aumentare le disuguaglianze già esistenti all’ interno del mondo islamico. Golini osserva pure che, mentre nella religione cattolica è adesso maturata una dimensione individuale, in quella musulmana prevale quella collettiva.
Sul Wall Street Journal, che dedica ancora un articolo al problema della circoncisione in Germania, si legge che anche coloro che difesero sempre la presenza ebraica in quella nazione (530.000 ebrei prima della guerra, poche migliaia dopo la guerra e 104.000 oggi), cominciano a dubitare di essere nel giusto, mentre ben pochi tedeschi hanno dei collegamenti personali con il mondo ebraico. Preoccupa ovviamente che oltre 600 professori abbiano firmato una lettera contro la pratica della circoncisione.
Emanuel Segre Amar