Qui Pordenone – Leggere e vincere la dislessia
L’avvio del festival Pordenonelegge 2012 ha riservato molte sorprese e spunti interessanti anche a chi è impegnato sul fronte della scuola, della pedagogia e dell’educazione. All’incontro Come leggere la dislessia è stata particolarmente lunga la coda di persone che speravano entrare nella Sala della Provincia, stracolma di pubblico assiepato in piedi dietro alle poltrone, appollaiato sulle scale e seduto sugli scranni dei consiglieri provinciali. Un pubblico molto eterogeneo convenuto per sentire le parole di Giacomo Stella, uno tra i massimi esperti, autore di moltissime pubblicazioni sull’argomento e professore universitario. L’approccio del professor Stella alla dislessia – un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto – ha aperto per gli ascoltatori alcune possibilità interpretative molto importanti. Dopo una parte esplicativa su come funziona la dislessia (ossia la mancanza dell’automatismo nell’apprendere la transcodifica dei segni) si è passati a cosa sappiamo dei DSA e tramite alcuni efficacissimi esempi il professore ha illustrato le maggiori difficoltà che i bambini con DSA incontrano a scuola. Tra i punti principali toccati anche un ribaltamento di prospettiva: un bambino con DSA è un formidabile indicatore della qualità della scuola che frequenta, perché una scuola che è in grado di adattarsi alle sue necessità e che gli permette di andare volentieri in classe è sicuramente una scuola meravigliosa per tutti i bambini. Altro capitolo importantissimo è quello della percezione di sé, della preoccupazione che lo sguardo degli altri contenga una critica, un giudizio. E ancora: si è parlato della legge 170, arrivata solo nel 2010, che riconosce dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi specifici dell’apprendimento e tutela il diritto allo studio dei ragazzi con DSA individuando e puntando soprattutto su nuove forme didattiche, su adeguate modalità di valutazione e su una specifica formazione dei docenti. Stella ha sottolineato però che “la legge riconosce i dislessici ma non favorisce i somari, quelli ci sono sempre e funzionano benissimo.” E anche che “una legge non può cambiare la cultura ma promuove un cambiamento di cultura”. In maggioranza noi siamo di madrelingua scritta e per capire preferiamo leggere, mentre chi è dislessico è di madrelingua orale e per capire preferisce ascoltare ma la cultura, quella, è la stessa per tutti.
a.t. twitter @atrevesmoked
Nell’immagine: molti giovani in fila per accedere ai primi appuntamenti di Pordenonelegge