Qui Roma – Raoul Wallenberg, il coraggio opposto al male
Chi era veramente Raoul Wallenberg? Un nutrito gruppo di partecipanti ha affollato a Roma la sala della sede della Comunità di Sant’Egidio per cercare assieme una risposta. Un eroe borghese, un Giusto tra le Nazioni, lo svedese che ha salvato centomila ebrei ungheresi, non per pietà ma per giustizia. E a celebrare la sua memoria, a raccontarne il profilo, tante voci hanno colorato il convegno “Il coraggio di fronte al male”. Il primo incontro apre una serie di eventi, il prossimo il 3 ottobre all’Ara Pacis. Ulla Gudmundson, ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede, modera e introduce gli ospiti.
Renzo Gattegna, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è il primo a dare un volto all’uomo che è morto per i suoi ideali di giustizia. “La storia di Wallenberg non è abbastanza conosciuta. Bisogna ricordare chi si è opposto alle forze soverchianti e condannare l’indifferenza”. A far eco alle sue parole il professore Valerio De Cesaris della Comunità di Sant’Egidio: “Il ricordo non deve essere formale. Non deve diventare un rituale, dobbiamo riflettere sul passato e il presente. Con le crisi si accendono nazionalismi pericolosi, ultimo il caso della Grecia. Non c’è futuro senza memoria”. Poi spiega come l’ebraismo sia fondato sulla narrazione e come la narrazione renda vivo il ricordo. “Contestualizzare il ricordo nella storia è fondamentale. Ed è necessario parlare di più dei salvatori, non solo dei carnefici”.
Il professor Bengt Jangfeldt porta la mente degli ascoltatori a Budapest nel 1944, il luogo, il momento nel quale Wallenberg divenne un eroe. Da diplomatico svedese fornì migliaia di documenti agli ebrei ungheresi e si dedicò anche a problemi pratici come cibo e rifugi. Non proprio quello che il nonno Gustav aveva prospettato per lui. “Comportati da Wallenberg”. Educato e cresciuto per essere un businessman con i fiocchi ma con grande etica e senza perdere di vista la morale. E proprio l’etica di ferro impartita dal nonno lo hanno fatto essere il Giusto. “Era ossessionato dal salvare più gente possibile”. Ma, ironia della sorte, scampato ai tedeschi subì i sovietici. “Ognuno può fare cose che non pensava di saper fare” conclude il professore. E a corredare il ritratto di Wallenberg, la testimonianza direttamente dall’Australia del Professor Frank Vajda, ebreo ungherese nel momento più pericoloso per gli ebrei e per l’Ungheria. “Mio padre è morto per un attacco cardiaco acuto, il modo in cui i tedeschi mascheravano il decesso tramite il gas” racconta lapidario.
Il germanista Claudio Magris aggiunge un tassello in più con il suo stile inconfondibile: “Raoul Wallenberg ha salvato l’anima del mondo”. Camus parla della capacità di resistere all’aria del tempo. “Inutile incolpare i tempi, non sentirsi presi in causa, tu puoi perché devi”.
Era un eroe vitale, che ha lottato contro la morte, non le è corso incontro. “Brecht diceva che è una sventura avere bisogno di un eroe. Wallenberg era un eroe contro voglia, che non ha bisogno di alcuna retorica. Umano e creativo, geniale nelle sue strategie. Perché non solo il male, ma sopratutto il bene ha fascino”.
La storica Liliana Picciotto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, spiega come sia in corso una mappatura delle modalità di soccorso durante le persecuzioni. Il ‘kit della sopravvivenza’ consisteva in documenti falsi, una nuova residenza, del denaro e degli amici. “Bisogna cercare la giustizia” conclude.
La dottoressa Flaminia Giovanelli del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insiste sull’umanità. Interessante evidenziare la spontaneità e la modestia del bene, quella del diplomatico in primis. Jangfeldt conclude: “Molti si chiedono se Wallenberg fosse ebreo. Per la verità, di origine sì”. Ebreo o non ebreo, fu un eroe. Un eroe contro l’ingiustizia.
Rachel Silvera twitter @RachelSilvera2