Vittimismi
Tra i peggiori difetti italici c’è sicuramente il vittimismo. Gli ebrei italiani non sono immuni da questo vizio. Ma domenica pomeriggio, leggendo online un testo in cui Ugo Volli annunciava l’interruzione della collaborazione con questa testata, mi sono veramente cadute le braccia. Si lamentava, il Volli, di essere stato attaccato da un altro collaboratore, e non essere stato difeso dalla direzione. “Non ho niente in contrario al dibattito e alla contrapposizione delle idee (…) ma questo caso è diverso e ne ho tratto le mie conseguenze”. Questo caso è diverso? Diverso come?
Il 24 maggio 2011, sempre su queste colonne, l’ottimo Volli tacciava un mio articolo apparso sul Corriere della Sera di essere “confuso”. Proseguiva poi sostenendo che alcuni brani erano “non solo insensati ma pericolosi”. Per finire affermando che l’articolo “risente di una deriva ideologica che non capisce nemmeno di accostare le vittime ai carnefici”. Pochi mesi dopo, il giorno 11 settembre 2011, il noto docente sceglie invece il registro dell’ironia: il sottoscritto diventa “il leader designato dell’ebraismo di sinistra”, il mio ragionamento “assai superiore alle sue capacità di comprensione”, situato tra “le vette abissali del pensiero del leader della sinistra inesistente”. Il 28 novembre 2010, ancora, sempre pugnace Volli la prende più larga: “può dedicarsi all’educazione ebraica dei giovani e fare convegni sul principio di responsabilità a partire da posizioni del genere?”, alludendo evidentemente al mio impegno ebraico con l’associazione che presiedo. Il 31 ottobre 2010, cioè una ventina di giorni prima, accostandomi (cosa di cui mi onoro) a Gad Lerner, Volli mi liquida così: “subisce semplicemente e riproduce l’egemonia della propaganda anti-israeliana”. C’è un unico caso (8 agosto 2010), è bene ricordarlo, in cui Volli mi definisce “una significativa personalità” dell’ebraismo italiano. Un caso un po’ particolare, però. Quando prendo le difese della sua congregazione, Lev Chadash, allora in polemica con la comunità ebraica di Milano. Come dire, un riconoscimento pro domo sua, un po’ interessato.
Ora, spero mi scuserete per questa carrellata personale. La domanda è: pensate che io abbia mai risposto? Pensate che qualcuno mi abbia mai difeso? Pensate che i dirigenti dell’Ucei abbiano preso le mie parti? No. Ho accettato le critiche senza replicare, perché penso che sia un bene che vi siano opinioni diverse e che siano espresse lealmente. Ma trovo francamente assurdo che lo stesso signore, per essere stato criticato da qualcuno (ma siamo sicuri che sia vero? Non me ne sono neanche accorto) si indigni, gridi al complotto della sinistra ebraica e lamenti di non essere stato difeso. In nome di una diversità che non ha il buon gusto di spiegarci. Caro Volli, dopo aver tanto dissertato di complotto antigiudaico, adesso si mette a parlare di complotto anti-giudaico-di-destra-cioè-anti-Volli? Meno male che arriva Kippur: che ci serva a diventare più seri senza prenderci troppo sul serio?
Tobia Zevi – twitter @tobiazevi