…identità

Tra gli agnostici, gli atei, i non credenti, cresce un’area che ritiene sbagliati queste definizioni della propria identità e preferisce definirsi “amante del pensiero”. La trovo una denominazione interessante, né nominalistica, né banale. Soprattutto indice di un percorso riflessivo su cui vale la pena soffermarsi. Per due motivi: 1) qualcuno si definisce non per ciò in cui non crede né attraverso un’immagine fondata su una negazione; 2) Il pensare è un’attività in perenne movimento e, soprattutto, è la conseguenza di avere curiosità, di chiedersi e cercare di rispondersi, di mantenere la risposta aperta perché altre risposte diverse dalla precedente, possono presentarsi e avere la possibilità di essere prese in considerazione. Un atteggiamento che indica che l’impegno maggiore è volto a mantenere il tasso più basso possibile di pregiudizi.

David Bidussa, storico sociale delle idee