La guerra di Napoli

Quando, un anno fa, l’attuale Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, appariva lanciatissimo nella sua trionfale campagna elettorale, alcuni suoi potenziali elettori (e io fra loro) espressero, in diverse sedi, un profondo turbamento per un video, registrato dall’allora eurodeputato e inserito nel suo sito, in cui si appoggiavano incondizionatamente le spedizioni marittime (cd. Flotillas) contro Israele, con un violento linguaggio di criminalizzazione verso lo Stato ebraico, colpevole di avere trasformato Gaza in una “prigione a cielo aperto” ecc. In ragione della personale stima per De Magistris, gli chiesi, attraverso amici comuni, un incontro, e lo ringrazio sinceramente per avermi voluto concedere (nelle concitatissime giornate alla vigilia del ballottaggio) un frammento del suo tempo, durante il quale, in tono amichevole e cordiale, pur non rinnegando il suo operato (non sarebbe stato, in ogni caso, nel suo carattere), assicurò di non essere mosso da alcuno spirito ostile, verso nessuno. Non pensai certamente che avrebbe cambiato così facilmente le sue idee, ma volli sperare che, nel nuovo incarico istituzionale che lo attendeva, avrebbe avuto l’accortezza di essere più cauto nelle parole e nei comportamenti, anche nella consapevolezza di rappresentare una grande città, non tutta di ‘guerriglieri’.
In seguito, il Sindaco ha usato nuovamente, nel ricevere, in pompa magna, il responsabile dell’Autorità Palestinese, parole incaute verso Israele e la memoria della Shoah, accusando lo Stato ebraico di strumentalizzare l’Olocausto al fine di legittimare una politica violenta e oppressiva. Ma abbiamo pubblicamente elogiato, su queste colonne (22/2/12), l’impegno dato a sostegno della manifestazione “Memoriae”, settimana di incontri in occasione del 27 gennaio, nella quale il Comune ha proficuamente lavorato, a fianco di numerosi Enti ed Associazioni (fra cui l’Associazione ALI, la Comunità Ebraica di Napoli, la Fondazione Valenzi, Italia-Israele e molte altre). E ho avuto modo di elogiare la sensibilità del Sindaco anche in un pezzo pubblicato lo scorso11 luglio, a proposito di una bella manifestazione in memoria della Resistenza.
Ora, però, il Comune ha deciso (prima e unica città europea, che io sappia) di dare la propria ufficiale sponsorizzazione all’ennesima provocazione marittima, stavolta affidata alla nave Estelle (Flotilla III), che dovrebbe essere ricevuta nel porto di Napoli, con tutti gli onori, domani, 4 ottobre, per poi sciogliere le vele verso l’odiato nemico sionista. Ragione dichiarata della scelta, ancora una volta, il sostegno alla popolazione assediata di Gaza (e all’innocuo, pacifico, democratico regime che la governa), e la lotta contro il suo truce oppressore. Il tutto, come sempre, nel giubilo dei centri sociali e dei gruppuscoli neonazisti (su questo punto, da sempre, alleati di ferro dell’ultrasinistra), mentre diverse lettere aperte di riprovazione e una raccolta di firme contro l’iniziativa non sembrano, almeno finora, avere sollecitato alcun ripensamento.
Questo è quanto. La città di Napoli, la mia città, promuove la sua piccola ‘crociata’, la sua allegra e velenosa guerricciola contro Israele. Che dire? Il Sindaco, ex magistrato, sa che un’operazione ostile deliberatamente condotta contro uno stato sovrano, da parte di un altro stato, è qualcosa di più di un’offesa, vale come un atto di guerra. La giurisprudenza non chiarisce il caso che l’operazione sia realizzata da una città, penso che sia un evento abbastanza inedito, ma credo che il senso non cambi. Napoli è in guerra contro Israele?
Più che rabbia, provo profonda pena e tristezza per la mia città. Non chiederò un altro incontro a De Magistris, sarebbe inutile, e poi è già stato gentile (lo dico senza ironia) a ricevermi una volta. Lui è un politico di successo, Sindaco della terza città d’Italia, certamente destinato a traguardi ancora più prestigiosi, io sono un semplice cittadino, non ho nulla al di là, spero, di un po’ di coscienza e di coerenza. E coerenza e coscienza mi impongono di smetterla, e di chiedere a chiunque che si smetta di partecipare a commemorazioni degli ebrei assassinati ieri accanto a chi continua a criminalizzare gli ebrei di oggi, e ad appoggiare chi li colpisce. Con gli stessi sentimenti e, spesso, le identiche parole che venivano adoperate 70 anni fa.
È un’ipocrisia grande quanto una casa, un’ingiuria ai vivi e ai morti

Francesco Lucrezi, storico