Il ricordo del rav: “Un risveglio terribile”
È una cicatrice che non potrà mai rimarginarsi, una sensazione di precarietà che talvolta affiora e torna a sconvolgere come in occasione del recente attacco alla scuola Ozar Hatorah di Tolosa. Rav Benedetto Carucci Viterbi, preside delle scuole ebraiche di Roma, l’agguato al Portico d’Ottavia l’ha vissuto in prima persona e ancora oggi, nella mente ma anche nel corpo, conserva una traccia indelebile di quei momenti. “Ero appena uscito dal Tempio in compagnia di alcuni amici, dalla parte di via Catalana – racconta – quando ebbi l’impressione che ci stessero tirando contro dei petardi. Erano i terroristi, ovviamente. Colpito da alcune schegge, caddi subito a terra e persi conoscenza per diversi minuti. Tra i dieci e venti, non so valutare con esattezza. Dalla ferita, una volta ripreso, mi accorsi che usciva molto sangue”. Valutato tra i feriti più gravi, il rav – all’epoca 22enne – viene caricato su un’ambulanza e trasportato all’ospedale Nuova Regina Margherita. Dopo alcune ore lo raggiungono i genitori, in quei giorni fuori città, che apprendono del ricovero del figlio senza ulteriori ragguagli sul suo stato di salute (la diagnosi evidenzierà un danno permanente al malleolo). “Dev’essere stato un viaggio terribile – commenta – posso solo immaginare l’angoscia e la tensione di quei momenti”. L’ospedalizzazione dura poco più di una settimana: sono giorni durissimi, colmi di dolore e sofferenza in cui, come tanti altri, si sforza di mettere in fila i tasselli del puzzle di violenza e orrore che ha sconvolto gli ebrei di Roma. Anche se le informazioni dal mondo esterno, su decisione della madre presa di comune accordo con il medico di famiglia, filtrano solo parzialmente. “Nei mesi precedenti l’aria si era fatta molto pesante in tutta Europa con attacchi, aggressioni e violenze. Ciò nonostante – afferma – l’ipotesi di un attentato alla sinagoga di Roma non era in alcun modo contemplata nel mio orizzonte mentale. Fu un risveglio atroce”.
as – Pagine Ebraiche ottobre 2012