Shlomo

Shlomo Venezia ha lasciato questo mondo la prima sera di Sukkot ed è stato sepolto oggi primo giorno di Chol haMoed. In questi giorni non si fa l’hesped, il discorso funebre che ha lo scopo di ricordare il defunto commovendo i presenti. Ma davanti al suo carro il silenzio non era possibile e un breve richiamo alle circostanze doveva pur esser fatto, spiegando un legame possibile tra questi giorni di festa e la scomparsa di Shlomo. Ho ricordato che lo scopo della Sukkà è di ricordare le “capanne” di residenza all’uscita dall’Egitto. Secondo r. Aqivà vere e proprie capanne, secondo r. Eliezer “le nubi della gloria divina” che protessero gli ebrei. Effettivamente la Torà racconta della nube che guidava il popolo di giorno e che di notte veniva sostituita da una colonna di fuoco. Tra gli ebrei in fuga in riva al mare e gli egiziani del Faraone si frappose una nube. Colonne di vapore e di fuoco segnano nella Torà la protezione e la guida di Israele nelle marce nel deserto. Ma vi sono stati in tanti momenti della storia, dai roghi dell’inquisizione alle ciminiere di Birkenau altri fumi e altri fuochi che hanno rappresentato la volontà di distruggere il popolo ebraico. Chi arrivava ad Auschwitz rimaneva colpito dall’atmosfera densa e acre dovuta al fumo incessante dei camini dei crematori, dei bagliori di fuoco che da questi si alzavano e illuminavano la notte. Shlomo, a differenza di altri superstiti queste cose le ha viste direttamente, da dentro. Ha conosciuto e poi testimoniato l’opposto infernale delle colonne benefiche che proteggevano i nostri padri. Ma Shlomo ha saputo anche dimostrare, con la sua tenacia, che le forze demoniache non sono state in grado di distruggere Israele e che è ancora vero quello che ricordiamo a Sukkot: che malgrado tutto c’è sopra di noi, e non solo a Sukkot, Qualcuno che ci protegge

Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma