Il peso delle parole

Dovremmo pretendere dai politici italiani, che oltre alle dichiarazioni di rito in occasione di tragici anniversari, facessero una maggiore attenzione al linguaggio che viene utilizzato da loro o da coloro di cui si circondano. La memoria della Shoah o del periodo nazifascista in Italia impongono un’attenzione particolare anche al linguaggio con cui ci si esprime tutti i giorni. Non dobbiamo trascurare che, alle volte, delle comparazioni avventate o delle minimizzazioni producono l’effetto di svilire il passato, sbiadendo pagine storiche che invece non debbono essere dimenticate. Così, la mattina del 16 ottobre, data a noi tristemente nota, abbiamo letto sull’Unità, il giornale del Pd e fondato nientemeno che da Gramsci, che Matteo Renzi viene definito “fascistoide” così da far pensare magari ai più giovani che, se uno come Renzi è fascista, magari i fascisti, quelli veri, non dovevano essere tanto male. Successivamente è stato il turno di Barbato, deputato dell’Idv, che ha invece chiesto l’apertura dei campi di concentramento per Formigoni e Scopelliti. Un folle, che però siede nel parlamento del paese che emanò le leggi razziste e che contribuì alla deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, molti dei quali, proprio da quei campi, non fecero mai ritorno.

Daniel Funaro, studente