Roma e Israele

La notizia della mancata ricandidatura di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni impone, a chi si interessa di politica, delle evidenti riflessioni. La giornata di ieri è stata forse per molti un momento per ripensare ai risultati ottenuti dal Cavaliere negli ultimi vent’anni. Da parte mia il giudizio negativo sui risultati ottenuti è fuori discussione; la mancata rivoluzione liberale e quelle riforme sempre promesse e mai compiute non possono lasciare alcun dubbio. Su un aspetto però, come ebreo italiano, credo che a Berlusconi debba essere riconosciuto un grande merito: l’amicizia con Israele. Seppur con talune ambiguità, dalla nascita dello Stato d’Israele, non avevamo mai avuto un Presidente del Consiglio così vicino allo Stato ebraico. Abituati alle politiche filo palestinesi dei governi precedenti, Berlusconi è stato il primo Presidente a prendere pubblicamente certe posizioni su Israele, contribuendo a modificare il clima di ostilità che si respirava precedentemente in questo paese. Ripeto, lo ha fatto con le ambiguità che caratterizzano la politica estera di ogni Stato, ma la verità è che almeno su questo aspetto gli dobbiamo tanto. Grazie a lui oggi in Italia possiamo affermare con orgoglio di essere vicini a Israele. So che a molti costerà ammetterlo, ma non è poco e per questo, almeno su questo, penso che un riconoscimento a Berlusconi sia più che dovuto.

Daniel Funaro, studente