…immagini

Il libro di François Boespflug (“Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte” Einaudi), arrivato questa settimana in libreria pone non pochi problemi, ma è anche un’opportunità di riflessione. Per il soggetto: si può rappresentare? E quando rappresentiamo che cosa rappresentiamo: quel soggetto o la proiezione che noi abbiano di quel soggetto? E quando diciamo noi, in quale tempo collochiamo questo “noi”? Oppure noi siamo sempre noi?
In altri termini la storia di quelle immagini (qui si parla di arte, ma lo stesso si potrebbe dire della letteratura, dei testi letterari, o di quelli speculativi e teologici) non è che la somma dei diversi modi in cui noi abbiamo costruito un’immagine, l’abbiamo caricata di significato o l’abbiamo investita di un ruolo. Ogni volta in un tempo in cui abbiamo provato a leggere testi e ricavare da quei testi, immagini, parole, proiezioni attese.
Cosicché la storia di quella rappresentazione – indifferentemente dal codice tecnico adottato – se versi, meditazioni filosofiche o opere artistiche (utilizzando materiali diversi), …. – non è che un modo diverso, apparentemente lontano, di raccontare ancora una storia di noi.

David Bidussa, storico sociale delle idee