Qui Roma – “La sposa promessa” presentato alla stampa
La cornice di una Roma piovosa e il cinema Quattro Fontane regalano l’atmosfera perfetta durante la presentazione per la stampa di uno dei film più discussi degli ultimi tempi: l’israeliano Fill the void. Le voci degli spettatori in attesa si confondono: “Speriamo sia bello, hanno detto tante cose…” La pellicola attende che tutti prendano i propri posti, sembrando uno studente di fronte alla commissione degli esami di stato.
Nelle sale italiane dal 15 novembre, il film è distribuito da Lucky Red con il titolo La sposa promessa. Partono i titoli di testa e il chiacchericcio di fondo scema lentamente, perfino i più agguerriti che commentavano le gesta della domenica calcistica, si immergono in questa storia amara e toccante. I protagonisti sono cesellati con perizia, gli interni, nei quali sono girate la maggior parte delle scene, si presentano vivi e pulsanti grazie alla fotografia di Asaf Sudry. La vicenda di Shira, ebrea ortodossa di Tel Aviv, coinvolge anche chi non sa immaginare un mondo più lontano di questo. Una favola triste raccontata delicatamente dalla regista Rama Burshtein con primi piani intensi e sguardi eloquenti. Shira ha dignità letteraria, tutte le carte in regola per diventare una eroina da epopea. Un’epopea che si consuma tra le mura di casa e quelle del tempio. La storia di una diciottenne che, prendendo una decisione intima e personale come quella del matrimonio, potrebbe salvare o distruggere la vita delle persone che le stanno intorno. Un funerale, un matrimonio, una Tel Aviv come non si è mai vista, come avulsa da se stessa. Shira è una nuova Elizabeth Bennet e la regista non nasconde l’influenza dei romanzi di Jane Austen. Coach, forza, reghesh, sentimento, shidduch, fidanzamento: tre parole per definire La sposa promessa. Rama Burshtein, ultra-ortodossa, insiste sull’importanza di raccontare la storia dall’interno, scavalcando il muro di cinta costruito dalle paure e le ansie che ci legano a questo mondo parallelo. Lontani eppure vicinissimi. Usciti dal cinema piovono commenti. Mentre c’è chi si asciuga le lacrime, c’è chi si dice angosciato, chi non capisce, chi non condivide, chi è piacevolmente sorpreso. “Tutta questione di cultura” esordisce un signore, “Vorrei anche io un rabbino pronto ad aiutarmi, è un ambiente circoscritto dove ci si protegge a vicenda” risponde una ragazza, tutti concordano sulla bellezza indiscussa del lungometraggio. “Combinato o meno, il matrimonio è sempre un terno al lotto” conclude lapidaria una signora con l’espressione saggia di chi ne sa qualche cosa. La protagonista Hadas Yaron ha conquistato la Coppa Volpi all’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Il film sarà proiettato il 4 novembre durante la settima edizione del Pitigliani Kolno’a Festival alla Casa del Cinema. Una sala per riempire il vuoto.
Rachel Silvera