Galileo e il terremoto
Possibile che i giudici avessero condannato gli scienziati della Commissione grandi rischi per non aver previsto il terremoto in Abruzzo? Possibile che davvero scienziati insigni e ben introdotti nel mondo dell’accademia fossero vittime di una mala-giustizia? Secondo Dacia Maraini, scrittrice abruzzese da sempre engagée, no. Personalmente non ho letto le carte processuali ma la sua versione d’autore mi pare più credibile.
Gli studiosi non sarebbero stati condannati per la non preveggenza, ma per aver rassicurato. Assecondarono cioè il bisogno politico – peraltro del tutto comprensibile – di non creare allarme sociale e interrompere la vita quotidiana della comunità. Invece di ammettere la propria impotenza (la scienza non contempla la divinazione) scelsero di prevedere il meno peggio, e la gente rimase nelle case, nelle residenze universitarie, nei centri storici. Ciò che non è accaduto recentemente nel Pollino, dove le scosse non hanno prodotto alcun danno.
Va da sé che assai più severamente vanno puniti coloro che hanno costruito illegalmente, che si sono arricchiti sulle macerie, che hanno messo i loro interessi davanti all’incolumità delle persone. Mi pare davvero ovvio, anche se non sarà scontato. In tutta questa discussione, però, manca un ingrediente fondamentale: l’aspirazione a individuare le responsabilità. È un male tutto italiano, quella condizione per cui tendenzialmente nessuno paga. Tranne se si è poveri, naturalmente.
Se un gruppo di scienziati ha sbagliato, è giusto che sia giudicato e l’attacco alla scienza non c’entra nulla. Se un gruppo di scienziati fa parte di una commissione che valuta i rischi per conto della protezione civile, che senso ha parlare di autonomia della scienza? Mi pare abbastanza evidente che un conto è fare un esperimento o scrivere un articolo su una rivista scientifica, e un altro è dare un parere da cui dipende l’evacuazione o meno di una popolazione. Si può discutere sulla sentenza, si può ragionare sull’assetto di organismi a metà tra Scienza e Amministrazione. Ma per favore, come ha sottolineato Dacia Maraini, non parliamo di Galileo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi