…disinformazione
Siamo soliti accusare i mezzi di comunicazione elettronici e cartacei nel mondo di essere poco imparziali e poco informati sui temi riguardanti Israele e l’ebraismo, ma a volte è bene anche guardarsi dentro casa. La scorsa settimana è apparsa con la massima evidenza su Haaretz un’indagine firmata da Gideon Levi sugli atteggiamenti politici degli israeliani. Levi scrive che la maggioranza degli israeliani sono a favore dell’apartheid. I dati statistici sui quali si basa il commento dimostrano invece che la maggioranza degli ebrei israeliani non si oppongono ad avere un vicino di casa arabo e sono contrari all’annessione della Cisgiordania come parte integrante di Israele. È vero che una minoranza pari a un terzo ritiene che Israele come Stato ebraico possa rinunciare a essere uno Stato democratico (sarebbe interessante porre una domanda simile ai cittadini delle maggiori democrazie europee e confrontare i risultati). Ma resta il fatto che il commento di Gideon Levi contraddice il senso dei dati da lui stesso pubblicati, per cui è stata richiesta a gran voce una smentita. La notizia originale aveva il titolo a tutta pagina in prima, e seguiva sull’intera terza pagina. Una settimana dopo, il “chiarimento” della redazione di Haaretz, che riconosce l’errore, occupa sei righe in fondo a pagina 5. David Ben Gurion soleva dire che lo Stato ebraico avrebbe avuto la prova reale della propria normale esistenza il giorno in cui nelle strade di Tel Aviv si fossero trovati il primo ladro e la prima prostituta. Nell’odierna realtà mediatica, all’auspicata normalità di Israele, ormai ampiamente acquisita, va aggiunta una terza categoria: l’organo di stampa che stravolge la realtà dei fatti.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme