Ticketless – Le Nord in Largo Canova
Le ferrovie entrano nelle case degli ebrei italiani di solito per tristi memorie: dal Binario ventuno di Milano partivano i convogli della morte. Sempre a Milano, da Cadorna i treni delle Nord (oggi Trenord) prima di scorrere sotto una via Eupili traboccante di storia novecentesca, in Largo Canova, sfiorano il giardino di Guido Lodovico Luzzatto (1903-1990). Oggi, in quelle belle stanze (www.fondazioneguidoluzzatto.it) si conservano carteggi con Martin Buber, Thomas Mann e molti altri intellettuali; una competente studiosa, Valeria Iato, guida il visitatore in archivio, ma è soprattutto il luogo a colpirci, il senso di Heimat che si respira. Purtroppo i binari scorrono così in basso da impedire al viaggiatore di osservare le meraviglie artistiche della casa. Luisa Sanguinetti, madre di Guido, era stata in giovinezza a Bologna amica di Carducci, poeta di treni e di stazioni per eccellenza, ma di questo appartato studioso va sottolineata la capacità di radiografare la profondità del male che il fascismo produsse negli ebrei italiani ancora prima di perseguitarli: “L’oppressione è penetrata fino al midollo”, scriveva nel febbraio 1933. “Disse una volta un commentatore che la vera schiavitù degli Ebrei in Egitto consisteva nel fatto che essi avevano appreso a sopportarla. […] quelli che resistono – non soltanto passivamente, ma nella lucida coscienza dell’ignominia e nell’attivo desiderio di riscattarla – somigliano ai rari viaggiatori svegli, in un treno in corsa in cui la maggioranza si è addormentata: il sonno è rumoroso, è comunicativo, è denso e opprimente. Degli occhi sbarrati, dei cervelli in moto sono un prodigio di incolumità”.
Alberto Cavaglion