Fare i conti con la realtà
Le migliaia di persone scese in piazza in Italia contro le politiche del rigore sono il sintomo di un problema di cui credo dovremmo iniziare a preoccuparci. Per carità, non è la legittima espressione del dissenso a doverci inquietare, quanto la mancata comprensione di quello che sta accadendo in Italia e in Europa. In questo momento, essere contro il rigore significa chiedere allo Stato di aumentare la spesa pubblica, di continuare ad accumulare debito senza la certezza di poterlo un giorno pagare, significa auspicare il fallimento dell’Italia. Non si può, come fanno gli studenti, urlare che noi la crisi non la paghiamo, perché checché se ne dica, noi la crisi l’abbiamo prodotta, e noi dobbiamo uscirne fuori. Il rischio altrimenti è che episodi come quello di ieri, in cui qualcuno ha indirizzato i suoi insulti verso la Sinagoga di Roma, possano solo verificarsi ancora. Continuare a illudere che lo Stato possa spendere più di quanto non abbia è la strada più facile per permettere a derive estremiste e antidemocratiche di diffondersi. Per questo è necessaria una presa di coscienza che spieghi anche ai più giovani un’amara verità: i soldi che lo Stato spende non sono roba sua, ma nostra e che lo sperpero di quel denaro ha prodotto la crisi sociale ed economica che oggi stiamo vivendo.
Daniel Funaro, studente