Italia e Israele, orizzonti di cooperazione sul grande schermo

Il modello è La Sposa Promessa, pellicola da oggi nelle sale italiane. Un film carico di significato, valori, introspezione. Un film di successo realizzato a costo zero (o quasi). “Il cinema israeliano ha sempre avuto questa caratteristica. Budget limitati e, forse proprio in ragione di questo elemento, una straordinaria capacità di sviluppare l’aspetto creativo della produzione”. Parola di Riccardo Tozzi, presidente dell’Assemblea dell’Associazione delle Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali, intervenuto ieri sera all’incontro sulla comunicazione cinematografica italo-israeliana al FilmFest di Roma. Una riflessione stimolante, organizzata dalla Federazione delle Relazioni Esterne su impulso dello staff culturale dell’ambasciata d’Israele, che ha segnato un punto di svolta per una maggiore collaborazione artistica tra i due paesi. A ribadire questa intenzione, tra gli altri, lo stesso presidente del Festival capitolino, Paolo Ferrari, intrattenutosi fino al termine dell’evento con Assaf Amir, presidente della Israel Film and Tv Producers Association, Ziv Naveh, direttrice generale del Gesher Multicultural Film Fund, Ofra Fahri, addetto culturale dell’ambasciata israeliana, e Andrea Morbelli di Lazio Film Fund. In sala, tra gli altri, un volto noto del piccolo schermo: l’attore israeliano Raz Degan.
Punto di partenza dell’incontro, moderato da Amanda Succi, il trattato di cooperazione siglato nel 1985. Un documento ambizioso nei propositi ma che, nei fatti, ha portato finora a un numero limitato di cooproduzioni. Naveh cita a braccio Disimpegno di Amos Gitai (2007) e Miral di Julian Schnabel (2010). Poco, pochissimo altro. Si avverte pertanto, come ha sottolineato Amir, “il vuoto di una grande occasione persa, pur nella convinzione di un possibile impegno di entrambi per colmare questa lacuna”. Numerose le proposte maturate nel corso della serata: progetti comuni nel segno della formazione, l’implementazione del ‘modello Pitigliani Kolno’a’, in questo senso “un vero e proprio laboratorio di conoscenza”, come ha sottolineato Mordelli, la possibilità infine – con alcuni vincoli – di accedere al fondo stanziato dalla Regione Lazio. Il terreno sembra fertile e verrà oggi ulteriormente sondato in occasione di un incontro bilaterale che si svolgerà in forma privata. “Sono cresciuta col mito di Fellini – ha spiegato Naveh – lavorare in partnership con il cinema italiano è un obiettivo che vale la pena di essere raggiunto”.
Tra le varie iniziative odierne, di grande interesse la proiezione del documentario Ebrei a Roma di Gianfranco Pannone (Cinema Barberini, 20.30). Tre diverse generazioni a confronto, l’orgoglio dell’appartenenza, uno straordinario spaccato di vita e di memorie dalla più antica Comunità della Diaspora. Un appuntamento da non perdere.

a.s – twitter @asmulevichmoked