Momenti di tensione alle porte della sinagoga La denuncia di Pacifici sulla stampa nazionale

Urla, slogan, ripetuti inviti all’odio, i bambini della scuola ebraica lungamente bloccati a scopo precauzionale nell’istituto. I momenti di tensione vissuti ieri a Roma con il passaggio del corteo studentesco davanti al Tempio Maggiore suscitano, nel presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici, una serie di pressanti interrogativi. Chi ha autorizzato il percorso? Perché lasciar transitare un corteo sul Lungotevere de Cenci? Perché la Comunità è stata in mezzo a tutto questo? Domande che riportano inevitabilmente al clima pesantissimo che precedette l’attentato palestinese del 9 ottobre 1982. “Erano 30 anni che una manifestazione non passava davanti alla sinagoga. Quel giorno – ricorda Pacifici – si presentarono con una bara vuota che lasciarono di fronte all’ingresso e un mese dopo morì il piccolo Stefano Gay Taché. Oggi sono di nuovo qui con le bandiere palestinesi e la kefiah a inneggiare contro la nostra Comunità. Piena solidarietà alle forze dell’ordine ma perché si consente a gruppi organizzati con posizioni ostili nei nostri confronti di sfilare davanti al Tempio?”. Un nuovo inquietante episodio che si aggiunge al corteo delle destre xenofobe europee dello scorso fine settimana. Se il clima a Roma è questo, prosegue Pacifici, “allora che si vietino le manifestazioni”.
Dichiarazioni che sono oggi riportate con grande rilievo da tutta la stampa nazionale. “Il corteo deviato al Ghetto. Caos, insulti e polemiche”, titola il Corriere della sera nel suo pezzo di apertura (con annessa fotonotizia dell’attentato del 1982). Molte le pagine dedicate ai fatti di ieri, con particolare attenzione a quanto accaduto al Portico d’Ottavia, anche sulle pagine di Repubblica e Messaggero. “Tevere e cortei, una giornata da incubo” titola Repubblica che dà anche voce, con uno specifico articolo, all’appello contro l’odio e la tensione pronunciato dal sindaco Alemanno. “Città ostaggio delle proteste”, la denuncia del primo cittadino. Angoscia condivisa dal ministro Riccardi che, intervistato del Messaggero, spiega di temere “chi giustifica il ribellismo” ed esprime massima solidarietà alla Comunità ebraica. “Non capisco – afferma – perché la manifestazione sia stata fatta passare vicino alla sinagoga, che per noi è un simbolo di fede, di sacrificio e di libertà. Del resto, non avrei autorizzato nemmeno le manifestazioni neonaziste dei giorni scorsi. Si sottovaluta il pericolo di un contagio su menti fragili”.