Qui Roma – Il Medio Oriente e la sinistra

“Ritengo che il rapporto tra sinistra e Israele si stia sviluppando in una fase nuova. Non sento di grande attualità, nel mondo che conosco io, il tema della ragione e dei torti, o di chi comincia prima o ancora della contabilità dei morti. C’è molta insofferenza per la situazione nel suo complesso. È l’ora di dire basta”. Ad affermarlo il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, tra gli ospiti più attesi dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio al Pitigliani di Roma su impulso dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas e in occasione della presentazione del volume ‘Israele e la sinistra’ di Matteo Di Figlia.
Numerosi gli spunti emersi nel corso del dibattito, moderato da Tobia Zevi, che ha visto protagonisti, oltre a Bersani e Di Figlia, il presidente di Rcs libri Paolo Mieli, il responsabile sicurezza del Pd Emanuele Fiano e il presidente delle Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
“Nel libro di Matteo ho trovato uno spaccato della mia storia e del mio impegno nelle istituzioni. Credo – ha spiegato Fiano – che esista uno specifico contributo ebraico alla politica e che questo contributo sia individuabile in una particolare sensibilità che noi ebrei abbiamo verso determinate tematiche. Parlo da antifascista, da figlio della Shoah, da cittadino democratico che vede nella sinistra, una sinistra scevra da approcci ideologici, l’unica strada per costruire un futuro migliore”.
Molti però anche i nodi irrisolti. Tra i punti toccati da Pacifici la forte contrapposizione, di queste ultime ore, con il leader di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola, schieratosi contro l’intervento israeliano a Gaza in modo netto e perentorio. “Vendola ci ha tradito”, è l’accusa lanciata dal palco del Pitigliani e prima ancora sulle colonne del Messaggero attraverso una lettera aperta che ha avuto grande impatto sui media. “Caro Nichi – afferma Pacifici – dov’eri quando i bambini venivano uccisi in Siria? Perché non hai parlato? Siamo stanchi di essere manipolati da politici che ci utilizzano a loro comodo. È questo il rimprovero che faccio ad alcune espressioni della sinistra”.
Un rimprovero condiviso da Mieli. Tre, racconta, sono i numeri su cui vale la pena riflettere. Il primo di questi è cinque: cinque come le vittime della strage di Itamar – padre, madre e tre figli. Una pagina orribile del conflitto israelo-palestinese che una certa stampa, commenta lo storico, ha raccontato in modo scorretto e fuorviante: “Abbiamo letto di cinque coloni uccisi e non di cinque vite innocenti spezzate”, la sua denuncia. Il secondo numero è diciannove: diciannove come gli anni trascorsi dal 1948 al 1967, un lasso di tempo in cui la parola palestinese “non è mai esistita”. Conclude la carrellata il numero cento. “Cento per cento, il plebiscito di condanne che ogni volta colpisce Israele da sinistra. Mai che ci fosse uno, non ebreo, che per qualche ragione gli dà ragione una volta ogni tanto”.
Domani, a Milano, una nuova presentazione dell’opera di De Figlia. Appuntamento alle 21 al Cam Garibaldi con, tra gli altri, David Bidussa, Peppino Caldarola e Gabriele Eschenazi. Sarà presente l’autore.

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