Gli ebrei a Padova. Ieri e oggi
“Estroflessione”. Ha usato questa parola il presidente della Comunità ebraica di Padova Davide Romanin Jacur per descrivere il fenomeno che caratterizza gli ultimi vent’anni di vita dell’ebraismo patavino, chiudendo il convegno A novant’anni dalla scomparsa di Giacomo Levi Civita, l’esperienza ebraica a Padova e nel Nordest tra Otto e Novecento, organizzato da Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, Comunità, Comune e dal Giardino dei Giusti del Mondo. L’intervento di Romanin Jacur è giunto al termine di una lunga giornata di riflessione in cui storici e studiosi hanno approfondito il contributo ebraico allo sviluppo di Padova negli ultimi due secoli in tutti i suoi aspetti, dalla paradigmatica figura di Levi Civita, membro del consiglio comunale della città per 45 anni, dal 1877 alla morte nel 1922, sindaco dal 1904 al 1910, senatore dal 1908.
Moderato dallo storico Gadi Luzzatto Voghera, il convegno si è concentrato nella sua prima parte sulla vita culturale, politica ed economica degli ebrei padovani dall’Ottocento fino ai primi del Novecento. Alla ripresa dei lavori nel pomeriggio l’attenzione è stata dedicata ai momenti più bui del periodo storico oggetto della giornata: Raffaella Perin dell’Università di Venezia si è soffermata sul’antisemitismo cattolico nella stampa diocesana della regione ecclesiastica triveneta, Chiara Saonara ha parlato de Il fascismo padovano e gli ebrei, Giulia Simone ha messo in luce la storia di Studenti e docenti ebrei espulsi dall’Università di Padova, Paolo Tagini ha approfondito il tema dei campi di concentramento in Veneto.
“Nel dopoguerra la Comunità di Padova si è ritrovata per ricominciare a vivere, e pur affrontando momenti difficili, a proiettarsi verso la vita della città” la conclusione del presidente Romanin Jacur.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked