Qui Torino – Una serata per il coraggio

A poco più di ventiquattro ore dalla tregua stipulata tra Israele e Hamas, la Comunità ebraica di Torino ha deciso di riunirsi per riflettere sui tragici avvenimenti degli ultimi giorni con una serata di solidarietà cui hanno aderito le sezioni di Ivrea e Cuneo e l’Associazione Italia-Israele. Presenti tra gli altri Livia Link, consigliere dell’Ambasciata d’Israele a Roma, il rabbino capo rav Eliahu Birnbaum, Marco Brunazzi e Carlo Panella.
È stato scelto di ritrovarsi tutti insieme nel Tempio grande, un contenitore per certi versi anomalo, ma per altri il più adatto al contenuto della serata perché ha portato tutti i presenti (oltre 170) a una maggiore partecipazione e attenzione. Forse è proprio la scelta di questo luogo ad aver reso più significativa l’iniziativa stessa. Si sono susseguiti numerosi interventi moderati dal vicepresidente Emanuel Segre Amar. Tra gli altri hanno parlato il leader comunitario Beppe Segre, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni e il consigliere UCEI Claudia De Benedetti. Il tema più volte citato, e forse il più scottante, è stato quello del ruolo che i media di tutto il mondo, in particolare quelli italiani, hanno avuto (o non hanno avuto) nella circolazione di informazioni. Da un lato si è scatenata una vera e propria battaglia mediatica, dall’altro invece si sono generati molti casi di “mala informazione” o di ingiustificato silenzio.
Il nostro compito, è stato sottolineato, è quello di combattere questa faziosa circolazione di notizie che non fa altro che alimentare un’opinione pubblica superficiale che preferisce uno schieramento radicale “pro-contro”, piuttosto che una riflessione critica e quindi costruttiva. La partecipazione e la vigilanza di tutti devono perciò essere altissime senza lasciarsi intimorire da slogan semplicistici che non fanno altro che etichettare in maniera fuorviante le parti di un conflitto che cela dietro di sé tensioni a livello globale. “Essere ignari – ha commentato Panella – è peggio che essere complici, perché non comporta neanche il coraggio di prendere una posizione”.

Alice Fubini