Qui Roma – Rav Sacerdoti e il suo rabbinato nella Capitale

Rav Angelo Sacerdoti, il rabbino ma anche la persona, la guida spirituale e l’uomo impegnato nella società e nelle istituzioni. È quanto emerso ieri nel convegno a lui dedicato a 100 anni dal suo insediamento a Roma nel 1912 e fino alla sua morte nel 1935, svoltosi al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche su impulso del Collegio Rabbinico, in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità di Roma, e con folta partecipazione di pubblico.
I lavori sono stati coordinati dal rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano, che ha parlato di come il giovane ventiseienne fiorentino, allievo prediletto di rav Shemuel Margulies, rabbino capo di Firenze, fosse arrivato a Roma fresco di laurea e semisconosciuto. Non era ancora sposato e infatti le cronache dell’epoca e quelle familiari narrano come sia il re Vittorio Emanuele III che il presidente della Comunità di Roma lo invitassero a trovare presto moglie, cosa che il giovane rav fece nel giro di un anno sposandosi con Gina Zevi. Quando la morte lo colse improvvisamente all’età di 49 anni nel 1935, rav Sacerdoti era diventato, di fatto, “il supremo capo del Rabbinato italiano” e “la figura rappresentativa dell’ebraismo italiano in seno all’ebraismo mondiale, da Varsavia a New York, da Londra al Cairo”, come disse il suo amico e compagno di studi Umberto Cassuto. Un altro illustre collega, Dante Lattes, sebbene rivale di Sacerdoti nel concorso indetto nel 1911 per la cattedra rabbinica di Roma, disse di lui, agli imponenti funerali che videro la partecipazione di migliaia di persone, che era il “reggitore di tutta la vita degli Ebrei d’Italia“ e che con lui la figura del rabbino era uscita “un po’ fuori dalla sinagoga per abbracciare collo sguardo e coll’interesse nuovi problemi nella vita comunale e collettiva del nucleo ebraico d’Italia”.
Nei successivi interventi del convegno il professor Mario Toscano, docente di Storia Contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, ha analizzato gli anni del suo rabbinato militare nell’Italia della Grande Guerra (1915-1918). Ebraismo, sionismo, fascismo: il magistero di Angelo Sacerdoti a Roma è il titolo del contributo della storica Filomena Del Regno, che si è invece soffermata sul rapporto con Benito Mussolini di cui era ammiratore e sostenitore, seguito da quello di Angelo Piattelli, responsabile del Museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon di Gerusalemme sul rapporto fra Sacerdoti, la Federazione Rabbinica e il Collegio Rabbinico Italiano e da quello del rav Riccardo Di Segni sul suo lungo magistero romano. Fra interessanti immagini dell’epoca e analisi di documenti originali è stato possibile scoprire aspetti ancora poco conosciuti della personalità di questo Maestro.
Alla fine del convegno sono state portate alcune testimonianze di persone che hanno conosciuto o sentito parlare in famiglia di rav Sacerdoti, come le morot Elisa ed Emma Alatri e rav Vittorio Della Rocca.

le – twitter @lefratimoked