Equilibrio e giustizia per la Scuola privata
Le manifestazione degli studenti e la scelta di far pagare l’Imu alle scuole cattoliche hanno riacceso l’attenzione sulla scuola pubblica e su quella privata. Definizione che, dagli addetti ai lavori, viene giustamente definita errata, in quanto la corretta distinzione è fra scuola statale e non. L’errore, molto spesso involontario, è dovuto a un sottofondo ideologico presente nella cultura italiana per cui spetti unicamente allo Stato il compito di formare le nuove generazioni. Una sorta di monopolio dell’educazione che impedisce di comprendere il beneficio che apporterebbero alla società italiana dei modelli variegati d’istruzione. Con questo non intendo certo dire che la scuola pubblica (pardon, statale) debba essere smantellata, ma che altre forme d’istruzione come per esempio le scuole paritarie debbano essere invece supportate maggiormente invece che ostacolate. Sia perché si deve avere timore del fatto che l’intera educazione di un paese venga decisa attraverso la burocrazia di un Ministero, sia perché le tasse le pagano anche i genitori di chi non frequenta la scuola statale e pertanto non usufruisce del servizio. Se poi pensiamo che dalla presenza delle scuole paritarie il risparmio per lo Stato ammonta a circa 8 miliardi, forse appare più chiaro perché una parte di quei soldi può essere investita senza fare del torto a nessuno.
Daniel Funaro, studente