La Serenata al Vento sul palco dopo 75 anni

Al Teatro Donizetti di Bergamo le luci si abbassano, la campanella che invita il pubblico ad accomodarsi in fretta trilla. Settantacinque anni dopo il momento in cui la Serenata al Vento avrebbe dovuto fare il suo debutto, non c’è più un minuto da aspettare.
Opera giocosa in tre atti su libretto di Carlo Veneziani, la Serenata al Vento fu composta dall’ebreo milanese Aldo Finzi negli anni Trenta e partecipò al concorso indetto nel 1937 dal Teatro alla Scala per un’opera prima da eseguire la stagione successiva. Autorevole membro della giuria era il maestro Riccardo Pick-Mangiagalli, che un giorno avvicinò confidenzialmente il compositore per annunciargli la vittoria in anteprima. Ci furono alcuni contatti per organizzare la produzione, poi tutto svanì nel nulla e il concorso fu mandato deserto. Era il 1938, anno delle leggi razziste.
Ieri sera, nell’ottocentesco Teatro Donizetti di Bergamo, la riscoperta Serenata al Vento ha finalmente trovato un palcoscenico, dopo che già la prestigiosa casa di musica Ricordi ne aveva di recente pubblicato la partitura.
Seduta tra il pubblico la famiglia di Aldo Finzi: il figlio Bruno, oggi 87enne, che nel 1945 sentì sussurrare al padre in punto di morte “Fate eseguire la mia musica”, e poi i nipoti. Protagonisti sul palco 11 cantanti, tutti israeliani di origine russa, che hanno dato vita al complicato intreccio della vicenda, tra amori ed equivoci, in cui molti hanno scorto un influsso rossiniano. A suonare le musiche di Finzi è stata l’Orchestra dell’Accademia delle Opere e Bergamo Musica Festival, diretta dal maestro Diego Montrone, mentre la regia è stata firmata da Otello Cenci.
Sono tanti i fattori che hanno conferito alla performance realizzata grazie all’impegno di Regione Lombardia, Jerusalem Foundation, cooperativa Galdus Ente Formativo e Accademia delle Opere, un alto valore simbolico, non solo la biografia di Finzi, ma anche i 700 i giovani coinvolti nella realizzazione dello spettacolo, i ragazzi della scuola orafa milanese di Galdus, i costumisti della scuola di teatro Mamartef e dell’Accademia Bezalel di Gerusalemme, molti dei quali sono saliti sul palco come figuranti.
Quando le luci si sono spente, le parole hanno lasciato spazio alla musica, gli intrecci fra la grande Storia e la vita del compositore hanno ceduto il passo alle vicende della Serenata.
Al calare del sipario una è la certezza, mentre si aspetta di sapere se l’opera avrà occasione di essere replicata: settantacinque anni dopo un grave torto è stato, almeno in parte, riparato.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked