Melamed – Nemiche amiche vicine per calendario
Fra Hanukkah e Natale, in un certo senso, non è mai corso buon sangue: due feste troppo vicine – nonostante il calendario ebraico si diverta a far ballare la Festa delle luci fra la fine di novembre e e gli ultimi giorni di dicembre – e con troppe caratteristiche che a un primo superficiale sguardo sembrano simili. Quanto basta per alimentare una rivalità, apparentemente scherzosa, condita di battute e vignette e storielle più o meno ironiche che da anni tentano di conciliare due festività che, a essere sinceri, possono avere in comune solo la luce delle candele e i doni ai bambini. E forse neppure quello, visto che i regali fanno parte della deriva commerciale di entrambe le occasioni. Una trottola, che in realtà serviva per nascondere un’occasione di studio insieme e far credere a uno sguardo nemico che si stava solo giocando, questo era l’unico divertimento per quegli otto giorni di festa. Neppure Natale, a quanto pare, sarebbe una festa in cui i regali sono il tema dominante.
E poi? Poi i due mondi si sono avvicinati, e Sankt Nikolaus si è fatto comprare dalla Coca Cola, ha scambiato il suo abito verde per una divisa rossa, ed ha iniziato a fare gli straordinari per distribuire regali. Quei regali che sono diventati sempre di più, e la letterina a Babbo Natale ha fatto sì che vengano sempre più spesso acquistati su ordinazione, grazie a genitori spioni che leggono le lettere indirizzate al Polo Nord. Scritte da bambini che sanno benissimo come gira il mondo e che riescono a commuovere gli adulti convincendoli che certo, ovviamente, si sa, Babbo Natale viene solo nelle case dei bambini che ci credono (e che si sono comportati bene)… E Hanukkah? Non sarà mica una festa minore? Il fascino degli alberi di Natale addobbati, il mistero di quella strana cosa chiamata presepe e soprattutto la frenesia dello shopping di stagione e le centinaia di pacchetti infiocchettati sono difficili da non notare, per quanto a casa ci siano famiglie che fanno il possibile, e l’impossibile, per dare il senso della festa, e Hanukkah di senso da offrire ne ha tantissimo. I bambini a volte provano a fare i superiori, a scherzare sulla quantità di Babbi Natale che si arrampicano ormai ovunque, appesi ai balconi, ma – per essere sinceri – sanno anche che sicuramente fra trottole e frittelle e monete di cioccolato qualche pacchetto sbucherà. Perché siamo noi genitori, in realtà, che facciamo il confronto. Siamo noi adulti che proiettiamo sui bambini le nostre preoccupazioni e, in un certo senso, cediamo. Provate a chiedere ai bambini perché amano Hanukkah… saranno pochi quelli che non citeranno i regali. Uno per sera, ovviamente. Senza dichiararlo, senza ammetterlo, ma il timore che i nostri cuccioli facciano il paragone con il tripudio di pacchetti natalizi e che si sentano in un certo senso in difetto esiste. E cercare di spiegare che no, non tutti festeggiano le stesse cose e che anzi se vogliamo dirla tutta nel mondo si tratta solo di una piccola minoranza di persone non basta. Non basta a noi stessi, soprattutto.
E allora è con un piccolo senso di rivalsa, subito coperto da un altrettanto piccolo senso di colpa per il senso di rivalsa, che si scopre che in America alla ben nota Christmas envy (l’invidia del Natale) si sta sostituendo una sempre più diffusa Hanukkah envy, grazie – grazie? – alla crescente diffusione di hannukiot e decorazioni a tema negli spazi pubblici. Dalla prima hanukkia accesa alla Casa Bianca nel 1979 da Jimmy Carter, ai party a tema di George Bush, al primo messaggio augurale del presidente degli Stati Uniti Barak Obama (nell’immagine), si arriva al dreidel portato nello spazio dall’astronauta Jeffrey Hoffman. Ovviamente la sovraesposizione è maggiore ed ha effetti pervasivi nelle aree a maggiore popolazione ebraica, e in Italia vedere negozi addobbati per Hanukkah è raro. Forse impossibile. Intanto nelle case si contano i regali, e sceglierne otto moltiplicato il numero di figli può diventare complicato, anche se scegliere regali per le persone care è bello, sempre. Carta, nastro adesivo, fiocchi… si lavora alacremente ma un piccolo disagio di fondo resta. Poi la bellezza delle luci, il profumo delle frittelle e soprattutto la gioia dei bambini coprirà ogni cosa, anche quella piccola invidia che ci portiamo ancora dentro noi genitori, ricordo di quando eravamo bambini ed abbiamo desiderato per settimane quella particolare decorazione per l’albero che non aveva senso domandare.
Ada Treves twitter @atrevermoked