…sapere

Cresce la domanda e l’offerta di sapere nel mondo ebraico. E’ un buon segno. A me sembra che siano da adottare diversi angoli prospettici. Da una parte sta una dimensione del sapere o del fare, e dunque delle regole, dall’altra una “del vivere” dove conta ciò che gli ebrei hanno fatto nella storia concreta. Ovvero ciò che sono stati nello “scorrere del tempo”. In questo secondo caso ciò che occorre mettere a tema è l’esperienza vissuta che non è solo, né spesso prevalentemente, traduzione pratica di regole, ma, appunto, “storia dell’agire nel tempo”. Il che significa che accanto alla dimensione ideale o culturale noi dobbiamo essere in grado di porre l’ebreo reale. Più precisamente un ebreo nella storia. Da questo punto di vista Yosef Hayim Yerushalmi avrebbe molto da dirci. Non penso principalmente a Zakhor, ma alle sue riflessioni sul marranesimo, alle sue pagine sul rapporto tra diaspore e poteri locali, ovvero la condizione di pensarsi e agire come “servi dei re e non come servi dei servi”, per riprendere il titolo di una sua lectio magistralis tenuta a Monaco di Baviera nel 1993.

David Bidussa, storico sociale delle idee