Tea for two – Il mio grasso grosso matrimonio kosher

Qualche tempo fa ho preso una saggia decisione: sfuggire alla pressione sociale decidendo di vivere la mia singletudine aka zitellaggio con serenità. Verso i trenta avrei comprato due gatti, li avrei chiamati Tristano e Isotta, costruendo con loro un sereno ménage à trois che avrebbe rassicurato perfino Renato Zero. L’arrivo del migliore amico di mio padre, ‘lo zio’, ha scombinato i miei piani gloriosi. “Quando ti sposi?”, “Ehh?!”. Mi giro totalmente ignara: non è possibile, non sta avvenendo veramente. “Quanti anni hai?”, “Ventidue mestissimi anni”. “Devi darti una mossa, io ti aiuterò!”. Così ho salutato con un lacrimone l’idea di Tristano e Isotta ai piedi del letto, l’ipotesi di una vita lontana da ansia da matrimonio e un nuovo capitolo della mia vita è iniziato: quello nel quale sono ufficialmente entrata nella fase delicata di radar da marito. Fare nomi non è concesso, ma sappiate, prestanti giovani dai ventidue ai trentadue, che siete stati tutti presi in considerazione e schedati con una cura certosina. Inutili le mie opposizioni, il mio tirare in ballo Simone de Beauvoir, sono diventata come Toula, la protagonista del meraviglioso film Il mio grosso, grasso matrimonio greco. “Devi andare Grecia a trovare bravo marito” , “Mai credevo tu ‘trovassi’ qualcuno. Mai. Mai”, “Oppà”, ovviamente declinato nel jewish style. Non temete fedeli lettori, l’abito bianco è ancora lontano e la de Beauvoir è sempre presente. E non ci crederete mai ma io, fifona di prima categoria in tema di pressione sociale, alla fine mi sono divertita: ho sempre voluto vivere dentro Orgoglio e pregiudizio e ora non posso proprio lamentarmi, sono stata accontentata. Poi, complice un vecchio esame di antropologia culturale, in ogni situazione cerco di applicare una visione distaccata e non giudicante da aspirante etnografa professionista. La conclusione, dopo due giorni di completa full immersion riguardo matrimoni ed altri disastri, è la seguente: “Caro zio, se verso i quaranta incastrerò qualcuno disposto a rompere un bicchiere per me, sarai di certo il primo a saperlo”. Oppà!

Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2