Tea for two – Tante facce di un’unica realtà
Sono italiana per puro caso, ebrea da generazioni e studio letteratura italiana per scelta. Tra le vertigini di Dante che come una mammoletta sviene a destra e a manca (“Caddi come corpo morto cade”), Ariosto che se la ride, Pirandello che si sposa e scrive Amori senza amore, Tozzi che si deprime e Tasso tipica vittima delle nevrosi da Controriforma, penso a quanto ci assomigliamo. Gli ebrei da sempre identificati come il popolo del libro, gli italiani che, pur con un altissimo tasso di analfabetismo, ancor prima di avere uno stato avevano una storia letteraria. Noi, ebrei italiani, abbiamo caratteristiche raddoppiate. Ci scontriamo continuamente, un po’ per idealismo, un po’ per noia: questo ci rende molto ebrei e anche molto italiani. Ma lo possiamo fare solo tra di noi, alla critica esterna rispondiamo in blocco e difendiamo a spada tratta anche quello con cui ci accapigliavamo poco prima. Un atteggiamento molto ebraico e molto italiano. Credo sia una solidarietà data dalla consapevolezza di averne passate tante insieme, di avere un paese giovane eppure una storia millenaria. L’Italia è stata fatta e disfatta, per anni ancella di paesi stranieri, Cenerentola dell’Europa. Eppure sfornava talenti che avevano un grande sogno comune: vederla unita. Fiumi di inchiostro, intellettuali fumantini e giovani idealisti. L’ebraismo errando ai quattro angoli della terra ha dato risultati molto simili: cosa se non fiumi di inchiostro, intellettuali fumantini e giovani idealisti? Allora, mentre assisto alle scaramucce tipiche dell’ebraismo italiano che di solito mi amareggiano assai, non posso fare a meno di sorridere bonariamente. Perché lo so che in fondo, come direbbe il Re Leone, siamo un’unica realtà.
Rachel Silvera, studentessa – twitter@RachelSilvera2