“No al vassallaggio nei confronti delle istitutioni nazionali”
La risposta data da Gadi Luzzatto Voghera a Elvira Di Cave e Barbara Pontecorvo, consigliere dell’UCEI, condensa in poche parole, in modo inequivocabile, ciò che differenzia, gli interessi della Comunità ebraica di Roma e ritengo anche di Milano, dalle altre Comunità italiane. Alla base di questa differenza, secondo il mio modesto parere, è l’assurda rilevanza che viene data al reale peso politico, economico e culturale di Comunità significative per numero, ma esigue per iscritti e per apporto concreto come sono quelle, della galassia dell’UCEI, rispetto al reale peso politico economico e culturale di Comunità come quella romana e milanese.
La Memoria, con le sue sofferenze, i suoi aneddoti e ricordi, (cimiteri, targhe che ricordano la passata esistenza in loco di Beth haKnesset, stanze adibite ad esposizione di foto e cimeli di chi viveva in quella cittadina) è senza alcun dubbio un bene prezioso che va difeso e mantenuto. Ancor di più, è mia convinzione, che vada sostenuto, aiutandolo a crescere, senza condizionamenti di ogni tipo, il nostro futuro di ebrei.
L’apporto che io posso dare ai miei figli, per la formazione di una loro futura famiglia ebraica, soltanto in parte può dipendere da me, io, posso trasmettere loro, le esperienze mie e quelle dei loro nonni. Ma dovranno essere le istituzioni ebraiche a dare loro, gli strumenti, i mezzi e la conoscenza di che cosa vuol dire appartenere al Popolo Ebraico, che cosa significa essere ebrei che, pur rispettosi delle leggi del paese in cui viviamo e siamo nati, non siamo disposti ad accettare condizionamenti al nostro vivere da ebrei.
Il futuro di una Comunità, posta nella golà, potrà perpetrarsi negli anni e nei secoli, soltanto se alimenteremo ciò che è la linfa del nostro futuro, le scuola per i nostri ragazzi, le strutture comunitarie (centri ricreativi, possibilità di mangiare kasher, aiutare la Rabbanut nel formare i nostri futuri Maestri) ed ultimo ma certamente solo in questo scritto, la difesa ad oltranza delle ragioni dello Stato d’Israele, unico ed indiscusso garante che ciò che è stato non accadrà mai più
Due appunti alla politica dell’UCEI. Le risorse, economiche ed umane, pur senza abbandonare le piccole comunità, dovrebbero essere indirizzate in modo massiccio, a tutto ciò che può essere utile per mantenere vive le Comunità che, con grossi sacrifici, mantengono vivo l’ebraismo in Italia e non come accade ora, solo per ricordare l’ebraismo che c’era e che in gran parte è sparito anche per assimilazione e convenienza.
Le istituzioni nazionali vanno rispettate non idolatrate, troppo spesso dal linguaggio di chi ci rappresenta nell’UCEI e nei suoi mezzi di informazione, si evince che, nel confrontarci con queste istituzioni, si opta per un, a mio avviso, incomprensibile atteggiamento di “vassallaggio”. Un mio amico, dice che qualche volta, una sana “maleducazione” non fa male. Io, che sono da sempre un pacifista, condivido in pieno questo pensiero.
Settimio Mino Di Porto, commerciante