Un’inedita testimonianza – La storia di White Christmas
Sono in tanti a notare incuriositi che molte tra le più popolari canzoni natalizie sono opera di compositori ebrei, dalla malinconica I’ll Be Home For Christmas di Walter Kent alla divertente Rudolph the Red-Nosed Reindeer di Robert Lewis May. Ogni anno, avvicinandosi al Natale, i giornali propongono elenchi di canzoni e storie di compositori. La prima citata, invariabilmente, è White Christmas di Irving Berlin.
Nato in Russia Israel Baline nel 1888, figlio del cantore di una sinagoga, Berlin si trasferì a New York nel 1893. Fin dal primo successo internazionale datato 1911, Alexander’s Ragtime Band, la sua fu una carriera lunga e di successo planetario, con 1500 canzoni e le colonne sonore di 18 produzioni di Broadway e 19 film di Hollywood. White Christmas è considerata il singolo più venduto di tutti i tempi dal Guinness dei Primati nella versione cantata da Bing Crosby per il film Holiday Inn con Fred Astaire nel 1942.
Da sempre un grande mistero aleggia sulle circostanze in cui la canzone fu effettivamente composta. Si sa che Berlin era famoso per la sua tecnica di scrittura particolare, a getto continuo, con le parole che spesso assumevano maggiore rilevanza delle note. Forse anche perché le note Berlin non era in grado di trascriverle, e così pagava qualcuno, la sua segretaria o un musicista, per farlo al suo posto. E coerentemente con questa storia, una testimonianza inedita racconta come la più amata canzone di Natale di tutti i tempi fu composta a Londra in una notte invernale all’inizio degli anni Quaranta. “Eravamo all’Hotel Savoy e stavamo bevendo un cocktail in attesa di Alex (il produttore cinematografico sir Alexander Korda ndr), quando lui entrò al bar accompagnato da un uomo basso, magro, che sembrava ebreo. Ce lo presentò come Irving Berlin. Ero così emozionata di conoscerlo e glielo dissi, cosa che sembrò fargli piacere”. A ricordare l’incontro nelle sue memorie (nell’immagine la pagina in questione) è Patricia Wilcox, figlia del regista e produttore britannico Herbert Wilcox, che racconta. “Prendemmo un taxi diretti al Claridges. Quando passammo vicino a Piccadilly iniziò a nevicare e Alex borbottò qualcosa a proposito del tempo da lupi. Io eccitata risposi ‘Che bello, avremo un bianco Natale’ e Berlin si diede un colpo al ginocchio e disse ‘Ecco il titolo che stavo cercando’. Mi spiegò che stava lavorando a una canzone per un film di Bing Crosby, ma che non trovava le parole giuste. Poi, emozionato quasi quanto me, chiese ad Alex se aveva un pianoforte, della carta pentagrammata e qualcuno che potesse scrivere la musica. Alex rispose sì alle prime due domande e no alla terza. E allora dissi che potevo farlo io (…) Quando arrivammo al Claridges, Alex prese la carta necessaria dall’orchestra dell’albergo, e andammo tutti nella Pent House. Lì Berlin, con la sua voce buffa, canticchiò la melodia e io presi nota. Mi disse solo di aggiungere la scritta ‘Avremo un bianco Natale’ e che poi avrebbe lavorato al resto delle parole più tardi. Quella canzone divenne White Christmas”.
“Quella di White Christmas è una storia che mia madre ci ha raccontato tante volte – spiega il figlio di Patricia, Chris Jarratt – Andava orgogliosa del suo contributo e ogni volta che la ascoltava, anche in tarda età, scherzava sempre ‘Peccato che io non abbia chiesto una percentuale’”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked