Diseguaglianze

L’anno 2012 si chiude in un clima decisamente preoccupante. Al di là di una crisi economica sempre più grave, osservatori e cittadini sono in ansia per una campagna elettorale che si preannuncia breve ma incandescente. L’incertezza sembra la regina d’Italia. In questa situazione fluida un unico dato rimane stabile attraverso i mesi e i vari quadri politici: il 10 per cento delle famiglie italiane detiene circa il 50 per cento della ricchezza complessiva di questo paese. Lo certificano i principali centri studi italiani (Censis, Nomisma, Istat).
Se torniamo indietro a un anno fa, quando Mario Monti fu chiamato a governare un paese sull’orlo del fallimento, dobbiamo rammentarci delle tre parole che furono alla base del suo programma lacrime e sangue: rigore, sviluppo, equità. Non occorre essere economisti per comprendere che esiste una relazione profonda tra i tre termini, ma anche che oltre i parametri numerici esistono scelte politiche ed ideali. E ognuno potrà dare il suo giudizio sulla capacità del governo dei tecnici di dare corpo a questi tre concetti fondamentali. A mio parere qualunque politica, in presenza di un’ingiustizia così smaccata, deve muovere da una vera esigenza redistributiva. Un paese non é il salute se la diseguaglianza tra i suoi cittadini cresce e diventa cronica (come purtroppo é accaduto negli ultimi anni in maniera drammatica anche in Israele).
Come ebrei, penso che abbiamo di che allarmarci, e che dobbiamo levare la nostra voce come esponenti della società civile organizzata. Quando la distanza tra ricchi e poveri si dilata, é facile che si rafforzino movimenti populisti, xenofobi, razzisti. In un paese in cui si sta mediamente peggio, tutti stanno peggio e sono più insicuri. Gli ebrei non fanno certamente eccezione.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi