Qui Mantova – Una sala in ricordo di Fabio Norsa
Mancano pochi giorni ad una ricorrenza per noi triste: un anno dalla scomparsa di Fabio Norsa. Nei giorni scorsi si sono ritrovati consiglieri e collaboratori – primo fra tutti Massimo Terzi – della Fondazione Giuseppe Franchetti per commemorare l’uomo che ha presieduto l’Istituto per tanti anni, dal 1993 al 2012, con oculatezza e straordinaria prospettiva, incrementando il numero di borse di studio e di sovvenzioni alla ricerca e al sociale. L’attuale presidente, Aldo Norsa, figlio di Fabio, e il vice presidente Emanuele Colorni, che di Fabio ha preso il posto alla guida della Comunità ebraica, hanno scoperto la targa che dedica la Sala consiliare del Franchetti a lui, “il Presidente”. Alla presenza delle autorità – Comune di Mantova, Provincia di Mantova, Prefettura – la moglie Licia Vitali ha assistito alla cerimonia, tra l’abbraccio dei nipoti Rebecca e Alessandro Norsa. Il sindaco di Mantova, Nicola Sodano, ha portato parole significative: “Fabio Norsa è stato un mantovano di grande valore, un uomo che si è sempre impegnato in prima persona, sia nell’aiuto diretto ai giovani meritevoli, sia nella costruzione di un presidio di tutela dei diritti e dell’antidiscriminazione”. Il presidente del Consiglio provinciale, Simone Pistoni, ha ricordato la caparbietà di Norsa e la sua costante presenza, che lo hanno portato a traguardi altissimi, a progetti che hanno beneficato tutta la cittadinanza. Visibilmente emozionato, Emanuele Colorni ha citato la definizione che il suo predecessore dava dell’Istituto Franchetti: “Questa è la nostra creatura ebraica, dobbiamo sempre fare in modo che questa istituzione cresca, per dare a chi ha bisogno sempre di più e per questo il nostro impegno di ebrei deve essere costante e convinto”. Prima di abbassare il drappo che ha svelato la targa commemorativa, Aldo Norsa ha ringraziato il Consiglio per aver voluto dedicare al padre questa sala, dove ogni giorno lui lavorava ai suoi mille impegni: “Sono ogni giorno più orgoglioso di avere avuto un papà così”.
Ricordo bene i tanti giorni di lavoro trascorsi con il presidente tra queste mura; la prima volta che mi ha portata al Franchetti me ne ha raccontato la storia e spiegato che, per volontà del fondatore, nel Consiglio debbono statutariamente sedere anche componenti della Comunità ebraica (e così è sempre stato, con l’eccezione del vile periodo delle leggi razziste). “E la Comunità ebraica ha sempre dato al Franchetti i suoi elementi migliori, spero di esserne degno”.
Presidente, in vita ti abbiamo ammirato in tante occasioni, in tante battaglie; oggi, ogni giorno ci dà misura quanto tu sia stato grande.
Angelica Bertellini