Ticketless – Benigna Costituzione
Ritorno sul tema della matrilinearità, di ciò che l’ebraismo italiano deve a figure come Elsa Morante, Umberto Saba, Enzo Forcella. L’altra sera, guardando in televisione il monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione, mi è venuto in mente un altro esempio di matrilinearità feconda, Arturo Carlo Jemolo. Opera meritoria, quella di Benigni, tuttavia viene il sospetto che tanta enfasi possa mutarsi in boomerang. In televisione alle onnipresenti narrazioni carismatiche (Fo, Saviano, Celentano) vorrei che ogni tanto qualcuno impartisse lezioni di concretezza. A Jemolo il tono enfatico della carta costituzionale piaceva poco. Le sue proposte di modifica e integrazioni sono state da poco riedite (Donzelli). Avrebbe dato ragione a Fornero (“Che significa il diritto al lavoro dell’art. 4, che avrebbe un senso solo se importasse che chiunque avesse il diritto di ottenere da un ufficio statale, da un giorno all’altro, un posto di lavoro retribuito?”) e torto ieri a Di Pietro e oggi a Ingroia (i costituenti avrebbero dovuto stabilire che il magistrato “non possa mai lasciare il suo ufficio di giudice per andare a sedere ad un tavolo di Ministero”). Non lo persuadevano le espressioni vaghe, i buoni propositi che hanno poco di giuridico. Non oso pensare che cosa avrebbe detto se avesse ascoltato la Benigna Costituzione? Jemolo scriveva di preferire “la secchezza, oserei dire la serietà, dello Statuto” (e qui la matrilinearità, il suo essere figlio liberato del ghetto e dal ghetto, deve avere avuto il suo peso). I giovani di oggi hanno bisogno di concretezza non di enfasi verbosa se vogliono riscoprire la politica. Un po’ di autoironia, quando s’insegnano le cose serie ai giovani, non guasterebbe mai. Fra le disposizione pleonastiche Jemolo collocava l’art. 32, chiedendosi se non ci si poteva arrestare a dire che la Repubblica tutela la salute, senza stare a spiegare “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, che potrebbe dare luogo, commentava con ebraico sense of humour, a un dubbio reale. Quando sono costipato posso dire che è violato un mio diritto?
Alberto Cavaglion