Qui Firenze – Dalla Comunità un ponte verso Praga

Ieri mattina Norman Eisen, ambasciatore americano presso la Repubblica Ceca, in visita in Italia, è stato ricevuto alla sinagoga di Firenze dalla presidente Sara Cividalli e da una delegazione della Comunità. Chi – come il sottoscritto – si aspettava di dover fare una breve storia della Comunità di Firenze, incentrata sul notevole e per molti sorprendente aspetto della nostra sinagoga, è stato a sua volta sorpreso da un ambasciatore già esperto e acuto conoscitore delle nostre vicende. Ad accompagnarlo la figlia, Tamar, e la moglie Lindsay, che da bambina ha vissuto per breve tempo a Firenze.
La prima cosa che ci hanno raccontato è che nella loro sala da pranzo a casa troneggia un dipinto, eseguito dal padre di Lindsay, proprio del nostro tempio. Del resto Eisen è un personaggio notevole sotto molti aspetti, figlio di una sopravvissuta ad Auschwitz, nata e cresciuta a Praga: e nominato ambasciatore dal presidente Obama, di cui è collaboratore e amico sin dai primi anni della carriera di entrambi. Come diceva la madre di Eisen, in un momento dall’altissimo valore non solo simbolico è rientrato sull’Air Force One in quella città da cui lei era stata portata via in un vagone piombato.
Con l’aiuto di Umberto di Gioacchino e di Debora Sadun abbiamo raccontato all’ambasciatore e alla famiglia quel poco che non sapevano della storia della Comunità di Firenze; e soprattutto abbiamo iniziato a parlare dei notevoli punti di contatto fra città come Praga e Firenze dal punto di vista della vita ebraica. In entrambi i casi una piccola Comunità, più o meno simile in numeri, vive in un luogo al centro di un enorme flusso di turismo mondiale, anche ebraico; non solo, ma in entrambe le città è facile stimare che in ogni momento dell’anno siano residenti – magari temporaneamente – altrettanti (se non più) ebrei di quanti non siano gli iscritti alla Comunità. In una prospettiva di lungo termine, in un mondo ebraico in cui l’Europa ebraica rischia sempre di più di trasformarsi in semplice museo e archivio storico di fronte alle realtà israeliane e americane, è questione sostanziale il riuscire a intercettare l’enorme corrente di vita ebraica che passa e risiede in queste città, rendere le nostre Comunità permeabili, accoglienti, portare all’interno delle keillot vite ed esperienze che rischiano di restarci vicine ma solo tangenti e possono invece trasformarsi in preziosa energia. Di tutto questo ci siamo ripromessi di continuare a parlare, scambiandoci idee ed esperienze, e chissà, magari facendo nascere una riflessione comune ebraica europea su questi temi.

Enrico Fink, Consigliere della Comunità ebraica di Firenze