Nugae – Sfide linguistiche

Cosa spinga alcuni uomini a compiere certe imprese semi impossibili, e per giunta dall’utilità discutibile, a volte è un mistero. Appartengono sicuramente a questa categoria due fatiche di cui hanno parlato i giornali la scorsa settimana, entrambe relative all’uso del linguaggio. La prima è una storia raccontata in un lungo articolo sul New Yorker da Joshua Foer, giornalista e scrittore fratello piccolo di Jonathan Safran Foer. Si parla di John Quijada, di mestiere impiegato statale in California, nel tempo libero inventore dell’Ithkuil, una lingua completamente artificiale il cui scopo è ottenere la massima precisione ma essendo anche il più possibile concisi, eliminando così tutti i difetti delle lingue naturali. Il suo sito, portato a termine nel 2011, documenta la grammatica, la sintassi e il lessico di ben seimila stranissime voci. Numero attuale di parlanti? Uno, naturalmente. L’altra notizia riguarda invece l’uscita nelle librerie, proprio in questi giorni in cui esce anche al cinema, di una traduzione in yiddish de Lo hobbit di J. R. Tolkien. I lettori di quest’opera probabilmente non saranno molti di più di quelli di Harry Potter in latino, ma il curatore Barry Goldstein ha già reso noto di non avere nessuna intenzione di fermarsi, e così ora il mondo attende con ansia anche la versione yiddish della trilogia del Signore degli anelli. Quello che però sorprende di più è come sia possibile che le sfide linguistiche di oggi evidenzino tendenze così opposte fra loro. Perché mentre uno passa trent’anni della sua vita a inventare un’impronunciabile lingua del futuro c’è qualcun altro che decide di tradurre una serie di lunghissimi fantasy in una lingua che pochi, probabilmente nemmeno interessati al genere, ricordano ancora. Come riescono a convivere la ricerca smaniosa di innovazione e questo attaccarsi un po’ disperatamente al passato? Due diverse forme di follia, d’accordo. Ma per una romantica studentessa di lettere che si emoziona di fronte alle infinite possibilità che la parola offre, in realtà la risposta migliore è quella di Joshua Foer: “La creazione linguistica è perseguita da persone che sono talmente innamorate di quello che il linguaggio può fare che odiano ciò che non può fare”.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF