…persecuzioni

L’autore cattolico Vittorio Messori scriveva venerdí scorso sul Corriere della Sera a proposito delle stragi di cristiani nel mondo: “In occasione della ricorrenza di santo Stefano «protomartire», cioè primo martire cristiano, lapidato dagli ebrei di Gerusalemme perché annunciava la resurrezione di Gesú, [Massimo] Introvigne ha ricordato dai microfoni della Radio Vaticana i dati per l’anno che sta finendo: 105.000 morti, uno ogni cinque minuti”. A parte il fatto che anche lo Stefano era un ebreo, e che un altro ebreo, Saulo poi divenuto San Paolo, sembrerebbe aver svolto un notevole ruolo in quel linciaggio, né dalla frase ora citata, né da alcun altro punto successivo del testo di Messori, risulta chi siano i perpetratori della strage attuale. L’unico immediato collegamento esplicito è quello fra gli ebrei lapidanti di allora e i 105.000 cristiani morti di oggi, ed è questo che il lettore mediamente attento porta a casa. L’Islam, che forse ha qualche responsabilità nell’odierna carneficina, viene solo citato polemicamente più avanti in una digressione sulla libertà di culto. Poi Messori scrive: “Va comunque osservato che ormai da più di due secoli i cristiani si trovano solo e sempre dalla parte dei perseguitati, mai da quella dei persecutori”. Certo, è come dire che nell’Ottocento a Roma i Papi Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, o magari il beato Pio IX, vivevano nel ghetto umido e maleodorante, mentre gli ebrei romani se la godevano nelle loro sontuose ville. Per non dire che durante la Shoah non tutti i vescovi assunsero posizioni critiche del regime nazista. E che la barbara strage di Sabra e Shatila fu perpetrata da squadracce di Maroniti libanesi, almeno formalmente affiliati alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana. In questi giorni di rifondazione democristiana, anche alla prosa spiritata, tendenziosa e surrealista di Messori va data la giusta attenzione.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme