Emanuel Sheffer (1924-2012)

“Il genio della sua generazione”. Le parole con cui Haaretz ha salutato Emanuel Sheffer, 88 anni, scomparso nelle ultime ore del 2012, testimoniano l’immenso debito di gratitudine di Israele verso uno dei suoi ‘padri’ sportivi. Il vecchio leone delle battaglie calcistiche ruggenti, l’unico in grado di traghettare la compagine nazionale verso la coppa più ambita. Messico 1970, il mondiale di Italia-Germania 4 a 3 e del volo irrispettoso della legge di gravità di Pelè nella finalissima, ma anche il mondiale del controverso caso Carosio – il telecronista della Rai rispedito in patria a seguito del polverone apertosi con l’imputazione di alcune offese razziste che avrebbe rivolto, ma c’è chi sostiene l’infondatezza della questione, al guardalinee etiope. Sheffer sedeva in panchina quel giorno. La partita incriminata era Italia-Israele, ultimo match del girone eliminatorio dopo gli impegni che avevano visto protagonisti gli Azzurri contro Svezia e Uruguay.
In quella circostanza gli uomini allenati da Sheffer furono in grado di bloccare sullo zero a zero i futuri vicecampioni, secondi solo allo strapotere dell’orchestra carioca. Quelle ore di celebrità hanno più volte fatto capolino sui media israeliani. Sono stati in molti, tra gli artefici dell’impresa e anche tra coloro che – sempre guidati da Sheffer – raggiunsero i quarti di finale del Torneo Olimpico del 1968, a voler omaggiare il loro antico maestro. “Il più grande allenatore di Israele, la sua influenza sul gioco e lo sviluppo del calcio nel nostro paese è stata decisiva”, ha affermato il presidente della Federcalcio Avi Luzon.
La biografia di Sheffer, prima della ribalta, racconta di una passione e di una tenacia fuori dal comune. Polacco d’origine, sopravvissuto alla Shoah, aveva iniziato con pochi spiccioli in tasca. Il suo primo lavoro, una volta fatta l’aliyah, era stato quello di ‘maschera’ al cinema. L’ingresso nel mondo del calcio risale a metà degli anni Cinquanta. Prima come allenatore di club – Hapoel Haifa e Hapoel Kfar Saba – quindi come coach della squadra giovanile con i colori della Stella di Davide. Nel 1968 la chiamata in nazionale maggiore, che guiderà in due differenti periodi: dal 1968 al 1970 e nel biennio 1978-1979. Lavoro, lavoro, lavoro – il suo motto. Lo ha ricordato, tra le lacrime, Itzhak Shum, ex calciatore e già allenatore di Beitar Gerusalemme, Hapoel Tel Aviv e Maccabi Haifa. “Sheffer – ha affermato – è stato un autentico innovatore e un mostro di professionalità. Tre sessioni di allenamento al giorno, un carico notevole che molti giocatori moderni non sarebbero in grado di sopportare. Ci mancherà moltissimo”.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked