“Elogio della precisione” e “nesso di casualità” Pagine Ebraiche sul domenicale del Corriere
Rimedi contro la crisi: oggi, sull’inserto domenica del Corriere della sera, è Beppe Severgnini ad offrirci una ricetta con un denso “Elogio morale della precisione”. Una riflessione, che occupa interamente le prime due pagine della Lettura e che ha come riferimento una conversazione sviluppatasi sul suo blog Italians a seguito dell’intervista rilasciata dal grande matematico Judea Pearl a Rossella Tercatin su Pagine Ebraiche del mese di dicembre.
Scrive Severgnini: “Mi ha colpito la conversazione tra Stefano Soatto, padovano, 44 anni, professore di robotica alla Ucla, e Rossella Tercatin, 24 anni, autrice di un’intervista per Pagine Ebraiche a Judea Pearl, vincitore del Turing Award 2012, pioniere dell’analisi causale”.
Nell’intervista – originale, documentata e scrupolosa – prosegue Severginini – “Rossella commette un piccolo errore: descrive Stanford come una università Ivy League”. L’errore suscita la reazione di Soatto: “Ti mando un paio di commenti. Scusa se mi permetto di farteli – osserva – ma visto che sei giovane e giornalista, rappresenti un nodo importante del futuro del tuo paese. Stanford non è una Ivy League. Ciò non vuol dire che non sia un’ottima università, ma quando uno scrive è importante verificare la correttezza di tutte le affermazioni, anche se apparentemente banali o prive di conseguenze. Quando una cosa è scritta, è scritta per sempre, ed è difficile immaginare quali ripercussioni possa avere a distanza di anni”.
Pignoleria, si chiede Severgnini? “No, esattezza motivata e finalizzata. Una piccola lezione utile per tutti, ma indispensabile per noi italiani. Chi ce l’ha fatta, fateci caso, ha saputo unire brillantezza e precisione”.
Ma la pedanteria non è di casa solo al Corriere. Anche nel mondo ebraico non ci facciamo mancare nulla. C’è già chi sui social network, infatti, ha appuntato che nello stesso dotto testo apparso sul supplemento culturale domenicale del primo quotidiano italiano l’autore abbia in definitiva dimenticato di spiegare al povero lettore cosa mai significhi questa espressione Ivy League e come sul blog l’autore scriva “nesso di casualità” al posto di “nesso di causalità”. “Niente di grave, può succedere” se la ride Guido Vitale che dirige questa redazione congratulandosi con Rossella per la bella e prestigiosa citazione di Severgnini. E ripete un’ennesima volta ai colleghi che “questo lavoro non è un’equazione, inutile pretendere di far tornare i conti”, cui segue l’immancabile ammonizione ispirata alla tradizione ebraica: “Abituatevi a convivere con i vostri errori, a correggerli senza vergognarvi di averli commessi, a crescere senza pretendere di essere perfetti. Gli errori non sono una macchia, ma la bandiera dell’umanità che siamo capaci di riversare in quello che facciamo ogni giorno”.
l.p