Qui Roma – Di Castro, il viandante del sogno

Un grande paesaggista e ritrattista. Il poeta – su tela – di Roma, delle sue vedute e dei suoi scorci più suggestivi, della vitalità ed effervescenza della realtà ebraica capitolina. Inaugurata negli spazi messi a disposizione dalla Provincia, la mostra Il viandante del sogno – curata da Georges De Canino – vuol rendere omaggio al pittore Aldo Di Castro, scomparso nel 2004, con una selezione delle opere più significative realizzate nel corso di un’esistenza interamente vissuta per l’arte, il bello, la pittura. Una carriera ricca di incontri straordinari, come il colloquio privato con papa Giovanni Paolo II successivo all’ingresso di un’opera nei musei vaticani, e sviluppatasi nell’arco di sei decenni: dal 1950 – quando Di Castro, appena 18enne, realizza i primi dipinti a Parigi – fino all’ultimo dei suoi giorni. “Papà ci ha lasciato poche ore dopo aver finito di incorniciare un quadro”, ricorda infatti il figlio Silvio, intervenuto all’inaugurazione assieme al Commissario prefettizio Umberto Postiglione, al presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, al rabbino capo rav Riccardo Di Segni e al critico d’arte Cesare Terracina, coautore assieme a De Canino del catalogo che accompagna la rassegna. Quell’ultima prova, conclusa a poche ore dal commiato e dedicata al capitolo nero delle persecuzioni antiebraiche, sarà presto donata – per volere dei familiari – al Museo della Shoah di Roma.
I quadri esposti in Provincia passano in rassegna numerose situazioni. Raffigurano gli angoli più belli della Città Eterna, immortalati da osservatori privilegiati come il Gianicolo e Villa Borghese. E allo stesso tempo raccontano aspetti centrali della vita e della vitalità ebraica. Una declinazione che si ritrova ad esempio in ‘Lo Shammas nel mio studio’, ‘Am Israel Hai’ e ‘Il Talled e l’Isola Tiberina’. Ma anche in ‘Omaggio a Chagall’, personale interpretazione dell’immenso lascito artistico di uno dei nomi più illustri dell’arte figurativa novecentesca. “Aldo Di Castro – sottolinea de Canino – è stato un intellettuale non comune, un artista italiano ed ebreo che ha operato nella pittura con una qualità superiore, con la stessa religiosità con cui viveva l’ebraismo e i ritmi della sua vita umana”. Non a caso, segno di un legame saldo e indissolubile con le proprie radici, molti suoi lavori decorano istituzioni dell’ebraismo romano come il Tempio dei Giovani sull’Isola Tiberina e l’Oratorio Di Castro in via Balbo. Un omaggio che non fu inizialmente capito tanto che qualcuno, tra gli iscritti, parlò addirittura di “violazione” e contrastò con forza l’iniziativa. Ma il tempo è gentiluomo e, come scrive rav Di Segni nella prefazione, “quelle vetrate fanno ormai parte irrinunciabile della definizione del miqdash me’at, il ‘piccolo spazio sacro’ della casa della preghiera”.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked