Ticketless – Gli ebrei italiani e l’arcobaleno
Questo ritratto di Claudio Treves, direttore della “Libertà” si deve alla pittrice Mela Mutter e lo si può osservare al Museo di Storia Contemporanea di Milano. Mi è venuto in mente questa settimana leggendo la risposta di Tommaso Giartosio all’articolo di Ernesto Galli della Loggia sulla questione del matrimonio omosessuale (Corriere della Sera, 30.12.2012 e 2.1.2013, ivi anche la sgarbata controreplica di Galli della Loggia). Il punto di partenza è il documento del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim, dal titolo “Matrimonio omosessuale, omoparentalità e adozione”. La ricostruzione storica del processo di emancipazione fatta da Galli Della Loggia è capziosa: nel percorso che ha portato gli ebrei europei a integrarsi con le élites laico-liberali non vi è stata soltanto la volontà di nascondersi dietro la critica antireligiosa di ascendenza illuministica, vi è stato anche un ideale più profondo, consistente nel guardare altrove ed allargare ad un numero sempre maggiore di persone l’eguaglianza dei diritti. Questa dinamicità è stata bene rappresentata in Italia dal leader del socialismo riformista, il quale non perdeva occasione di esprimere “il suo consenso morale per chiunque voglia farsi libero, superando ostacoli e spezzando vincoli”. L’emancipazione per molti ebrei anti-moderni è stata una categoria talvolta deprecabile, talvolta meramente statica, ma per altri, come Treves è stata una forza dinamica che ha spinto a combattere per l’abbattimento di qualsiasi ghetto. Ieri i diritti erano stati riconosciuti agli ebrei, poi sono stati riconosciuti alle donne. Domani lo saranno agli omosessuali. Tutta la mia solidarietà dunque alle Famiglie Arcobaleno, strapazzate da Galli della Loggia. Su una cosa però ha assolutamente ragione Galli della Loggia, quando sostiene che le voci ebraiche che intervengono su questi e altri temi sono tenui. Preciserei meglio: non la voce dei rabbini (rav Di Segni non si è mai tirato indietro, che io sappia). Quella che tace, sui diritti degli omosessuali, è la voce dei sedicenti “ebrei laici”. Virtuosi fino all’inverosimile, quando si tratta di chiosare il Talmud, ma sempre sorprendentemente muti su questo problema. Ebrei laici che seguite questo portale: se davvero ci siete, battete un colpo.
Alberto Cavaglion