Voci a confronto
L’Avvenire riporta le parole rassicuranti di padre Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, che dopo le dichiarazioni del superiore dei lefebvriani ribadisce che “gli ebrei non sono i nemici della Chiesa”. A Roma riprende – e ne fa un lungo servizio l’edizione locale della Repubblica – la tradizione delle Stolpersteine, le pietre dell’inciampo posate a memoria dei cittadini scomparsi a causa delle persecuzioni naziste, mentre in Ungheria Zsolt Bayer, giornalista del partito di governo e amico del premier Orban, definisce (ne scrive il Corriere della Sera) i Rom animali incapaci di vivere tra le persone. Sul fronte dell’antisemitismo è la Fifa a prendere decisioni importanti: il Corriere dello Sport riporta come che Bulgaria e Ungheria dovranno giocare a porte chiuse il loro prossimo match a causa dei ripetuti cori antisemiti e razzisti.
Commenti alle recenti scelte di Barack Obama compaiono su diversi giornali, in particolare Elena Molinari sull’Avvenire riporta come le dichiarazioni di Hagel – neo Ministro della Difesa USA che definisce “distorsioni” le critiche di antisionismo mossegli da più parti – non siano bastate a calmare le paure e su La Stampa Maurizio Molinari in un articolo (intitolato Teheran applaude Hagel al Pentagono) racconta come la decisione del ministero degli esteri della repubblica islamica di dichiarare ad alta voce il proprio apprezzamento possa rilanciare le ipotesi di una trattativa bilaterale sul nucleare. Più rassicurante la posizione di le Monde che oltre a sottolineare come Hagel sicuramente non piaccia ai neoconservatori e Brennan sia sgradito alla sinistra del partito democratico, ricorda che sia Kerry che Hagel sono militari plurimedagliati che hanno ben presente come la guerra non sia un’astrazione. E sul Financial Times John Reed ragiona sulla campagna elettorale israeliana e su come la decisione del Labour di ritornare verso le proprie radici egualitarie possa essere una buona mossa tattica in un momento in cui i leader delle proteste sociali mirano a incanalare la rabbia in scelte di voto.