Nugae – Gossip

“Si può discutere di massimi sistemi, grandi eventi e domande sul senso della vita, ma in fondo le altre persone sono l’argomento più affascinante del mondo, parlarne è così più facile e divertente”. A fare questa affermazione vagamente sconvolgente ma, a essere onesti, con cui è improbabile trovare qualcuno in totale disaccordo, è Joseph Epstein, autore del libro Gossip: the untrivial pursuit. Si tratta di un geniale saggio che con metodo scientifico analizza ed espone la storia, la filosofia, le definizioni, la fenomenologia e le questioni morali che stanno dietro alla nobile arte del pettegolezzo. Naturalmente le religioni, ma anche il senso comune, classificano questa attività come immorale, se non peccaminosa, e l’autore stesso del libro, un intellettuale conservatore un po’ vecchio stile che ama trattare i temi delicati dell’etica, non può non considerare il pettegolezzo un intrattenimento di cattivo gusto. Tuttavia Epstein riconosce il ruolo importante che questo gioca da sempre nella vita dell’uomo e la conseguente impossibilità di una condanna totale: “Un tempo un vizio segreto, il gossip minaccia di diventare la via principale per ottenere informazioni, e sembra non esserci molto da fare. Ha inoltre il pregio di mostrare la vanità umana”. La storia del gossip viene affrontata da due punti di vista: le vittime e i carnefici. Per quanto riguarda la prima categoria, si parte dall’antica Grecia, con Alciabiade nominato “il primo grande oggetto di pubblico pettegolezzo”, fino ai giorni nostri; invece fra i grandi fornitori di gossip, Epstein incorona come grande maestro il Duca di Saint-Simon, cortigiano di Luigi XIV che tenne in modo discreto ma precisissimo una serie di diari che documentano ogni singolo aspetto della vita a Versailles. E poi si cerca di individuare quali siano esattamente le caratteristiche del pettegolezzo perfetto e cosa lo renda così attraente: “parte del piacere del gossip è quello di usare una parola ormai un po’ antiquata: la sua birichineria”. In ogni caso l’aspetto più interessante del libro è questo: come il sottotitolo, “the untrivial pursuit”, chiarisce da subito, l’argomento frivolo per eccellenza diventa materia di alte disquisizioni teoretiche, oggetto di un dibattito decisamente intellettuale. Scaccia via un po’ di quel senso di colpa che sopravviene inevitabilmente quando si prova un po’ di piacere nell’abbandonarsi alle riviste di gossip dal parrucchiere, insomma.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(13 gennaio 2013)