…pietre d’inciampo
Tra oggi e domani, altre trentasei pietre d’inciampo saranno collocate a Roma a segnalare la casa da cui è partito un deportato. Sempre più ogni anno quest’iniziativa, al tempo stesso storica ed artistica, si allarga e si radica nella mentalità collettiva. La pietra d’inciampo vuole essere un richiamo alla memoria fortemente ancorato allo spazio, e in modo specifico al luogo segnato nella storia dall’evento della deportazione. Come il binario Ventuno, alla Stazione Centrale di Milano, da cui partivano i treni per Auschwitz, che sta diventando un Memoriale. La necessità di ancorare la memoria ad un luogo non è naturalmente esclusiva di queste espressioni, basti pensare ad Auschwitz, ma adempie certamente ad una funzione che mi pare in qualche modo successiva al compimento dell’elaborazione della memoria, un canale, insomma, per riportarla nei binari della storia. Che siano in fondo questi, i luoghi, in quanto testimonianze mute ma tanto più significative, a subentrare ai sopravvissuti e alla loro testimonianza? Che a tramandare la storia della Shoah siano, oltre alle memorie e alle storie, questa fitta rete di luoghi che reimmette nella nostra quotidianità di oggi gli orrori di un passato sempre più lontano nel tempo?
Anna Foa, storica
(14 gennaio 2013)