La famiglia ebraica, per amore e per progetto

“In un momento in cui il tema della famiglia, e di quale ruolo la famiglia debba ricoprire nella società è al centro del dibattito, anche in relazione della questione del matrimonio omosessuale, trovo particolarmente importante parlare di famiglia ebraica”. Con queste parole rav Roberto Della Rocca direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha introdotto la presentazione del libro Per amore e per progetto. La famiglia ebraica tra tradizione e modernità.
La serata è stata organizzata dal progetto Kesher, cheproporrà nei prossimi mesi incontri dedicati ad approfondire le tematiche più attuali della vita e alla cultura ebraica a Milano e in Italia, dall’etica medica al rapporto tra sinistra e Israele, dal dovere di aiutare il prossimo agli appuntamenti in occasione delle festività.
A parlare del libro, una raccolta di saggi e pensieri sulla famiglia a trecentosessanta gradi, non solo matrimonio, doveri dei genitori, ruolo della donna, ma anche conversioni e riflessioni di bioetica legate alla fecondazione assistita, il suo ideatore Guido Guetta, David Piazza della casa editrice Morashà che ha pubblicato il volume, e poi la giornalista del Foglio Annalena Benini. Presenti in sala anche il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e il vicepresidente della Comunità Daniele Cohen.
“Nella Torah, il primo dialogo orizzontale, tra due persone, che troviamo, è quello tra Abramo e Sara – ha sottolineato rav della Rocca – Il dialogo inizia dunque in famiglia, negli opposti uomo e donna. Un dialogo che è anche simbolo del progetto di D-o basato su questa polarizzazione”. Tra gli spunti affrontati nel corso della serata la difficoltà di trovare un equilibrio tra gestione della famiglia e carriera lavorativa per le donne, le tendenzerelative al tasso di natalità nel mondo ebraico, lo scarsissimo sostegno offerto alle famiglie dal sistema Italia. A chiudere la serata una breve riflessione di rav Arbib “La prima richiesta che Mosè fece al Faraone in Egitto fu quella di permettere al popolo ebraico di riunirsi in preghiera nel deserto per tre giorni. Lui parlò di anziani, bambini, figli e figlie. Il Faraone intese solo gli uomini adulti e importanti, gli unici che nella cultura egiziana contavano. Da questo passo emerge bene il ruolo della famiglia nella tradizione ebraica. La famiglia non è solo importante, la famiglia è tutto”.

(15 gennaio 2013)